Per ricordare i trent'anni dal sequestro di Moro, Miriam Mafai e' intervistata da Repubblica. E' una testimonianza molto interessante, perche' tra le molte cose ricordate da lei che era giornalista di Repubblica, e che si fiondo' in via Fani poco dopo l'attacco delle brigate rosse, c'e' qualcosa in relazione con quello discusso ne Il discorso mai pronunciato da Berlinguer. Un altro piccolo tassello e piccole conferme a quello che avevo scritto.
La Mafai era compagna di Pajetta, dirigente comunista a quei tempi, e racconta dell'umore del suo compagno nei giorni precedenti alla discussione in aula del governo Andreotti, che doveva nascere con l'appoggio (dice la Mafai che era stata richiesta l'astensione) dei comunisti. Gli umori "pessimi" di Pajetta venivano dalla scelta di Andreotti di inserire dei nomi non graditi (come Bisaglia e Stammati si dice) e non concordati coi comunisti, e di non accettare nessuno di quelli indicati; che non erano personaggi comunisti, ma solo ben visti dal PCI (come il rettore della Sapienza). Ci fu la sera prima della discussione, e del sequesrto Moro, una telefonata tra Pajetta e Andreotti, in cui il democristiano non cede al comunista e rilancia "domani quando sentirai il mio discorso in aula cambierai idea". Pajetta rispose "non verro' nemmeno in aula". Il senatore vedeva lontano.
Il giorno dopo in aula Pajetta purtroppo ci ando' e col fiatone, e il governo nacque in un batter d'occhio, con un appoggio mai piu' uguagliato nella storia della republica. Ora, penso si possa aggiungere quindi Pajetta tra i comunisti coi quali Berlinguer avrebbe avuto grandi difficolta' nel convincere a votare per quel governo (e forse anche di astenersi). Quindi la domanda iniziale "avrebbe Andreotti visto nascere il suo governo con quei nomi inseriti all'ultimo, senza il sequestro?" certo non ha risposta, ma prende sempre piu' senso.
E quindi, teoria del complotto? Chi c'era dietro al sequestro? Erano le brigate rosse dei burattini? Chi tirava le fila? Domande (ancora) senza risposta, certo. Forse pero' chiedersi se c'e' stato un complotto esterno ai brigatisti non e' la domanda giusta, o meglio non immediatamente quella che porta a soddisfazione delle viscere. Darebbe allo stesso tempo pace all'animo e adrenalina allo stomaco vendicativo avere il nome del soggetto o organizzazione che mosse nell'ombra e cambio' il destino del nostro povero paese. Non essendo questo possibile al momento, la Mafai mi suggerisce di vedere invece a chi poteva giovare quel finale cruento.
La lista e' lunga e anche sorprendente. Metto per motivi di simpatia personale al primo posto il senatore a vita, che perdura nel suo potere terreno: egli ebbe un riscontro immediato, poche ore, e un guadagno enorme (la fiducia totale del parlamento), seppur limitato nel tempo (quel suo governo duro' un anno). Che questo bastasse per renderlo complice di omicidio, lo puo' sapere solo la sua coscienza. Come lui, tutti gli anticomunisti italiani ebbero un guadagno: il PCI inizio' la sua discesa da quel momento esatto: non c'era piu' un valido interlocutore come Moro per traghettare i comunisti mangia bambini alle resposabilita' di governo, mai piu'. E quindi si passa ai servizi segreti, ma non solo italiani, certo. La CIA e' ovunque, e gli USA mai nascosero la pistola puntata verso l'italia comunista. Se non sbaglio, Andreotti stesso racconta che salutandosi prima delle elezioni con l'ambasciatore americano, quello lo saluto' dicendo qualcosa come: speriamo che alla prossima riunione ci sia tu e non un generale (erano quelli gli anni dei golpe in Cile: non suono' quella come una barzelletta berlusconiana da vergognarsi e poi dimenticare). E poi ci furono anche i servizi segreti israeliani, che gli stessi brigatisti ammisero cercarono di mettersi in contatto con loro, prendendosi un rifiuto secco.
Ma poi, l'asse Berlinguer Moro non era mal visto solo "da destra". La stessa URSS e il suo partito sovietico non avrebbero accettato di buon grado un governo con partecipazione comunista, come dice la Mafai. Il motivo era lo strappo di Berlinguer col monopartitismo assolutistico russo, che il presidente PCI ando' persino a Mosca a ribadire, facendo arrabbiare l'establishment sovietico.
Insomma, altri piccoli elementi in attesa della verita', se ne esiste una drammaticamente diversa da quella gia' nota.