October 31, 2007

Leviatano al perossido di acetone

Si chiama TATP, triacetone triperossido, o solo perossido di acetone, il motivo fatto di polverina bianca per cui dall'agosto 2006 non possiamo piu' portare in aereo nemmeno piu' i liquidi, cosa, almeno a me, parecchio in odio.

Il TATP e' un esplosivo abbastanza particolare, perche' non brucia nulla, come il normale TNT per esempio. Negli esplosivi convenzionali c'e' sempre un ossidante e un combustibile. Quando la detonazione viene iniziata il combustibile viene ossidato dall'ossidante e la reazione sprigiona calore, e tanto. Qui invece la molecola di TATP fa qualcosa di diverso: pur potendo scegliere la strada dell'ossidazione come i comuni esplosivi, trova energeticamente favorevole la dissociazione, la disintegrazione. La parte della molecola con l'acetone semplicemente se ne va e lascia liberi gli ossigeni che si legano immediatamente insieme, formando molecole di ossigeno e ozono. Per ogni molecola di esplosivo, quattro molecole gassose vengono create, in una minima frazione di secondo. Il gas creato e' a temperatura ambiente, cioe' non caldo, ma ha la stessa densita' del solido da cui viene con quattro volte il numero di molecole, cioe' duecento volte la pressione dell'aria circostante. Il risultato e' che la pressione aumenta spaventosamente (700,000 Kg/m^2), e che uno tsunami di aria investe il mondo attorno in un'esplosione praticamente fredda.

Essere costretto a non portare liquidi a bordo, anche se in verita' non mi cambia nulla perche' che liquidi mi devo portare a bordo? mi siedo e chiedo una birra di solito, mi e' sempre risultato comunque molto seccante.
Primo non fa viaggiare, e in generale nemmeno vivere, tranquilli. Non credo proprio di esagerare, si tratta della vita di tutti i giorni. Il messaggio che ci stanno mandando e' che esistono nemici che hanno, e sono pronti ad usare, armi potenti e invisibili come l'acqua, e che quindi dobbiamo prendere delle precauzioni. Queste precauzioni, comunque, vanno sempre nella direzione di una limitazione delle nostre liberta'. Ci stanno dicendo che dobbiamo avere paura.
Non metto in dubbio che ci sia gente pronta a cose devastanti se solo avesse i mezzi, io me la prendo con la reazione di quelli che decidono sulla nostra sicurezza. Il TATP e' stato usato in molti attacchi terroristici, e la goccia che ha fatto traboccare il vaso e' stato il disegno svelato nell'agosto 2006 in inghilterra. La polizia arresta una ventina di persone che stavano architettando di far saltare in aria aerei usando appunto il TATP. Il quale viene presentato come un esplosivo facilissimo da produrre, avendo a disposizione i giusti liquidi, che singolarmente non allarmano troppo (acetone, perossido di idrogeno, cioe' acqua ossigenata, e acido solforico). Cioe' semplicemente un mix di roba inerte che invece diventa esplosiva da tirare giu' un aereo.
E quei terroristi, secondo gli investigatori, avrebbero dovuto preparare il mix nel bagno degli aerei, per poi farli saltare.

Il problema e' che la cosa e' parecchio difficile da ottenere, soprattutto in un bagno di un aereo! Questo e' un articolo che spiega bene. Ci vogliono ore e ore per mettere insieme i liquidi, goccia a goccia da una siringa per non scaldare troppo la reazione, reazione controllata da un termometro e soluzione mischiata in continuazione, con fumi pericolosi che si sprigionano e sempre il rischio di scaldare troppo saltando in aria prima del tempo, con nessun danno all'aereo (perche' ce ne vuole per far cadere un aereo). Allora perche' non se lo fanno a casa e lo fanno esplodere in volo? Perche' il TATP e' super instabile, basta un movimento brusco, un cambio di temperatura, che salta in aria.
Quindi?

Quindi, senza mettere minimamente in dubbio che di terroristi ne esistano in ogni dove (Palestina, Farnesina, Israele, Pakistan, Casa Bianca, Bolivia, Cecenia, Mosca...), perche' la definizione di terrorista non e' assoluta, ma dipende da chi si prende le bombe (e di bombe intelligenti mai ne esisteranno) e che questi definiti terroristi dalla parte avversa uccidano chi davvero non centra nulla, e che creino cosi' solo piu' odio nell'altro verso la propria causa, quella per cui lottano, dunque senza mettere in discussione queste premesse, la reazione dei nostri paesi tutti al TATP e' stata una boiata vigorosa.

Boiata perche' non scalfisce nemmeno in superficie il problema (simile al metal detector nelle scuole USA dopo una strage infantile), perche' tale polverina bianca nel bagno di un aereo non la si puo' fare cosi' semplicemente punto. Perche' crea un disagio, una diminuzione di liberta', in milioni di viaggiatori al giorno. Perche' instaura, anzi aiuta ad instaurare non essendo l'unico rimedio sbagliato a una situazione drammatica, un regime davvero globale di terrore, in ogni aereoporto in ogni citta', di paura di volare, di paura del diverso (se c'e' un arabo a bordo anche la migliore persona di buona volonta' ripete nel profondo dentro di se' il "non essere razzista, non essere razzista, e' solo suggestione, tutto andra' bene"), di paura generalizzata, paura della folla.

Ma oramai si sa, quando c'e' la paura c'e' il miglior controllo da parte del potere (that miserable condition of war which is necessarily consequent, as hath been shown, to the natural passions of men when there is no visible power to keep them in awe, and tie them by fear of punishment T.Hobbes, Il Leviatano), perche' la gente stringendosi attorno ai loro sovrani, che mutano cosi' sempre piu' in tiranni, lasciando loro carta bianca e non volendosi prendere alcuna responsabilita', lascia passare tutto: perdite di liberta', nuove definizioni di nemici, omicidi, guerre preventive. Il tutto in cambio di una pace fasulla, ingiusta, sbilanciata, stillata a gocce di tranquillanti, di anestetici, di trasmissioni inutili in tv, solo per poter distogliere l'attenzione, per essere distratti, assenti, non colpevoli.

REF
The Register
TATP Wikipedia
TFOF

October 28, 2007

Guerra civile spagnola, chiesa cattolica e Pavarotti

La guerra civile in Spagna fu un momento parecchio importante per la storia dell'ultimo secolo: per semplificare un quadro che invece fu complessissimo (anche perche' non ho le conoscenze adeguate), si scontrarono in scala ridotta (ridotta relativamente, visto che a morire furono intorno a un milione di persone) quelle rivalita' che poi combatterono la grande guerra (nazionalismo fascismo contro socialismo comunismo). Quello che comunque successe fu che nel '36 Franco tento' un golpe contro la seconda e legittima repubblica spagnola e non riuscendoci immediatamente, trascino' il paese in tre anni di guerra ('36-'39), fino alla vittoria e all'istaurazione di un regime dittatoriale, finito solo con la sua morte nel 1975.

In quei tre anni la Spagna fu un campo di prova, dove tutte le ideologie potevano trovare spazio, armi e nemici. Tra le piu' influenti c'erano la russia comunista da un lato e i nazifascisti con la chiesa cattolica dall'altro. Inghilterra e Francia di conseguenza, invece, non mossero un dito per paura della germania nazista. La chiesa, dal canto suo, non nascondeva minimamente il suo appoggio per il militare Franco che avrebbe riportato il paese a quote piu' "normali". La seconda repubblica prima del golpe infatti aveva nettamente tagliato la chiesa dalle cose della politica ("Espana ha dejado de ser catolica" disse Manuel Azana capo del governo legittimo nel 1931). Era diventato uno stato assolutamente laico: stato e chiesa separati, sussidi ai religiosi aboliti, introdotto il matrimonio civile e il divorzio, l'educazione non doveva avere piu' carattere religioso, i gesuiti messi al bando. La svolta, in modo che non so se definire ironico segno del destino o terribilmente premonitore, fu definita dal cardinale Pedro Segura y Saanez "un severo golpe".

La chiesa non poteva sopportare tale prevaricazione, naturalmente. L'alleato militare che si ispirava a dio non poteva che essere un naturale strumento per riportare l'ordine che dio voleva in terra di spagna (li come in altri momenti, ci sarebbe voluto davvero un segno divino che indicasse cosa il sempreterno davvero voleva, sempre che fosse interessato al dibattito, certo). La guerra civile prese cosi' immediatamente carattere religioso oltre che politico, e fu tra l'altro il periodo degli assassini brutali dei rivoluzionari antifranchisti verso uomini di fede cattolica, assimilati ai nemici militari, chiese e cattedrali finirono distrutte, insomma una vera guerra civile sanguinaria tra compatrioti con idee e fedi opposte. La sofferenza e' impossibile da pesare e quantificare, quindi e' stupido dire chi abbia subito di piu' in quel periodo tra i repubblicani e i golpisti. Era una guerra, con morti e violenze vere da entrambe le parti.

Quello che e' importante, perche' lo si puo' fare, e' pero' mettere in chiaro le posizioni. L'11 Luglio 1937 i vescovi spagnoli pubblicarono un testo in comune, in cui appoggiavano direttamente il Movimiento Nacional di Franco, come "unico mezzo per riconquistare la giustizia, la pace e i beni che da essa derivano ... Movimiento nacional unica speranza della nazione intera". La guerra politica era diventata una guerra religiosa, una crociata, in cui Franco figurava come "strumento dei piani di Dio in terra" (cardinale Goma'). Il problema, che forse non viene detto abbastanza, era che nelle file dei repubblicani "senza dio che lottavano contro la vera Spagna e contro la religione cattolica" (ancora il cardinale Goma'), vi erano molti cattolici, sopratutto provenienti dai paesi Baschi, di cultura cristiana. Quindi cattolici repubblicani contro cattolici fascisti, la situazione era davvero intricata. Il filosofo francese Jacques Maritain scrisse delle barbarita' commesse dai franchisti nelle provincie basche contro cattolici: "la guerra santa odia piu' ardentemente degli infedeli quei credenti che non la servono".

Quindi dove stava il carattere del salvatore della cristianita' che dipingeva la chiesa in Franco? Forse nel saper scegliere bene chi era cristiano buono e chi no. Insomma, la religione, o meglio la fede quella che uno sente in maniera molto personale e intima, centrava poco, tutto era becera politica, rapporti di potere per cose squisitamente materiali. Le vittime cattoliche in campo franchista quanto repubblicano (preti e monache che morirono per la loro fede) furono sopratutto vittime politiche, impersonificavano il nemico per i repubblicani, erano traditori per i fascisti. Ma cio' non toglie che essi morirono davvero per e a causa della loro fede. E che di queste morti ce ne furono in entrambi i campi, per persone che avevano scelto la loro parte, o in nessuno dei campi, per religiosi che invece uno schieramento non l'avevano scelto, ma si trovarono a impersonificare il nemico agli occhi degli insorti antifranchisti.
Quindi.

Quindi il gesto della chiesa cattolica di oggi 28 Ottobbre, gia' iniziato da Giovanni Paolo II, di iniziare il percorso alla beatificaziopne per quasi 500 tra martiri (perche' morti per la loro fede) di quella guerra, lascia perplessi. Primo, la giornata e' l'anniversario della marcia fascista su Roma. Anche se fosse solo una coincidenza, non giova all'immagine della chiesa cattolica una tale svista, che avvicina invece di allontanare come dovrebbe essere il concetto della santa sede terrena con la politica umana, politica sopratutto intransigente dittatoriale fascista. Il mio consiglio ai cattolici che tengono alla loro chiesa e' che se essa vuole riguadagnare il rispetto che pensa meritare, deve riuscire in primissimo luogo (ancora prima della pedofilia interna, degli scandali finanziari tipo Calvi, dei problemi legati alla loro definizione di rispetto della vita -preservativo, aborto, cellule staminali, inseminazioni varie ed eutanasia- o delle ingerenze piu' o meno forti nella vita di uno stato laico) a apaccare l'equazione "chiesa cattolica = fascismo", che visite di papa Woytila a Pinochet e gesti come questo della beatificazione certo non fanno.

La chiesa e' sempre attentissima al messaggio che una sua azione puo' dare all'opinione pubblica. Un buon esempio di questo periodo si trova su famiglia cristiana n.38 (23 sett.2007) (ma io l'ho trovato qui) in cui un prete risponde a un lettore che chiedeva come mai a Pavarotti, divorziato e convivente, furono dati i funerali religiosi, mentre a Welby, cattolico professante ma non d'accordo con la dottrina a proposito di eutanasia, furono negati. Chiesa forte coi deboli e debole coi forti? La risposta e' questa: "La decisione di celebrare in forma religiosa e solenne i funerali di Pavarotti ha provocato scandalo in alcuni fedeli. E' ipotizzabile che le autorita' ecclesiastiche l'abbia previsto. Probabilmente hanno valutato che non concedere il funerale religioso ad un personaggio cosi in evidenza sul palcoscenico del mondo sarebbe stato uno scandalo ancora maggiore ... Una scelta di opportunita' pastorale non mette in discussione la dottrina ecclesiale".

Una piccola lettera, ma ricca di parole chiave: valutazioni, opportunita' pastorali, palcoscenico del mondo. La chiesa e' forte in comunicazione, in marketing. Quindi tutto deve essere preso seriamente nei suoi mesaggi. La marcia su Roma e la beatificazione di morti in una guerra civile. Non so per certo, perche' non sono riuscito a trovare chiare informazioni, se tra i beati spagnoli di oggi ci siano sacerdoti che chiaramente appartenevano al fronte opposto, repubblicano antifranchista. Sicuro morirono al grido di "viva Cristo re" (Repubblica), il che con la parolina "re" buttata li, non fa ben pensare. Inoltre il papa dice di questi martiri: "che hanno pagato con la vita la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa". Fedelta' alla chiesa, quindi forse peggio. Infatti se ci sono solo morti di una parte (quella fascista), la cosa e' grave: non solo la fede per cui sono morti li ha beatificati, ma soprattutto l'appartenenza politica. La beatificazione e' funzione della politica, chiesa = fascismo reggerebbe ancora. Se invece ci sono anche per esempio sacerdoti baschi delle file dei republicani, la cosa e' meno grave, ma avrebbe dovuto essere chiarito molto meglio che morti di entrambe le parti, morti per la loro fede punto, sono stati scelti come esempio per tutti noi. Perche' altrimenti il mesaggio che ci mandano oggi ("non possiamo accontentarci di un cristianesimo vissuto timidamente", cardinale Saraiva) e' che dobbiamo restaurare attivamente la dittatura, unico strumento di dio in terra! Spero nella ragionevolezza dei cattolici, che so che posseggono. Strano che il papa sembrava aver capito molto chiaramente il problema :

"La Chiesa sta divenendo per molti l'ostacolo principale alla fede. Non
riescono piu' a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il
piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il
cristianesimo ufficiale, sembrano per lo piu' ostacolare il vero spirito del
cristianesimo". Joseph Ratzinger.


REF.
Repubblica.it
Corriere.it
it.wikipedia
en.wikipedia
es.wikipedia
salamelik

October 14, 2007

Rete locale (LAN) con debian

Finalmente sono riuscito a creare una piccola e semplice Local Area Network (LAN) a casa, collegando tre computer (due laptop e una torre proveniente dalla spazzatura, due con installato Debian Etch e uno con Ubuntu 6.10 Edgy). Allora qui riassumo il tutto, per aiutare la mia pessima memoria e chiunque altro voglia mettere su facilmente una piccola rete locale a costo bassissimo. Ci ho messo tempo perche' non ho comprato nulla, tutto e' stato trovato o "alleggerito" da surplus buttati in angoli polverosi al lavoro, nessuno ne sente la mancanza diciamo. Per questo le scuole come le piccole organizzazioni con un ufficio e un po' di computer, potrebbero risparmiare molto e guadagnare in efficienza con le reti locali tutte di Linux, anche se poi e' possibile inserire PC "castrati" (Doc definition) con window$. Basti pensare a una classe di scuola per esempio: il PC centrale e' quello del prof, potente e costoso, con memoria e capacita' di calcolo etc.. Tutt'attorno ci sono quelli degli studenti, assolutamente vecchi e inutili altrimenti. Si collegano questi a quello centrale con una LAN, e gli studenti usano il processore del prof per fare qualunque cosa, invece dei loro vecchi e stanchi processori locali. Con un solo buon PC, un HUB o Switch o Router (da 0 a 100 euri) e tanti vecchi PC a costo zero, una classe di informatica e' bell'e sistemata, con un totale di 500 euri o poco piu'. Comunque.


                                                           / PC1 192.168.255.2
 -------------                                            /
|mondo esterno|--modem-------|PC principale|------------HUB---PC2 192.168.255.3
 -------------           eth0              eth1           \
                         dhcp          192.168.255.1       \ PCx 192.168.255.x


Da me il PC torre e' quello principale poiche' e' lui a essere collegato a internet, e distribuisce la connessione a quelli interni tramite masquerading (chiamato anche NAT, Network Address Translation: il provider di internet praticamente non si accorge di tutti i PC dietro il primo che maschera tutti gli altri). Allo stesso tempo serve da firewall per quelli interni, bloccando tutto quello che dal mondo esterno arriva e puo' essere dannoso, e facendo passare solo quello che e' conosciuto e sicuro (almeno si spera). Il firewall e' essenzialmente iptables, software potente quanto complicato che guida il Kernel del sistema nel decidere che fare dei pacchetti che arrivano alle schede di rete, ma (grande consiglio da Doc) reso molto piu' semplice da firehol, che crea configurazioni complicate per iptables a partire da un linguaggio molto piu' semplice.

Questo PC ha quindi due schede di rete ethernet (vecchissime e sempre dalla spazzatura, non c'e' bisogno di comprare nulla), con cavi RJ45 (trovati chissa' dove). Una (eth0) collegata al modem che collega al mondo esterno, e l'altra (eth1) alla rete interna. La rete interna e' messa insieme da un vecchissimo HUB 10T (rubato anche lui dalla spazzatura al lavoro, il mio miglior negozio di informatica per il momento), che praticamente mette in comunicazione i cavi a lui attaccati, senza nessun'altra operazione sui pacchetti (cosa che un router invece fa), ma davvero ora che tutto funziona non vedo perche' spendere soldi per un router visto che non noto rallentamenti (dipende dal bassissimo numero di PC allacciati credo). Quindi il PC centrale e' collegato da una parte al mondo esterno, dall'altra al HUB, a cui sono attaccati tutti i PC della rete locale. Entrambe le schede di rete del PC torre sono state automaticamente detettate da Debian e subito funzionanti, previa modifica del file /etc/network/interfaces. Nel PC torre questo file e' cosi:
 # The loopback network interface:
 auto lo
 iface lo inet loopback
 
 # To exernal world:
 auto eth0
 iface eth0 inet dhcp
 
 # To internal LAN:
 auto eth1
 iface eth1 inet static
 address 192.168.255.1
 netmask 255.255.255.0
 network 192.168.255.0
 broadcast 192.168.255.255
Per la rete locale il suo numero IP e' 192.168.255.1 (uno degli indirizzi IP che si possono senza problemi usare nelle reti locali), nella scheda eth1. Dal provider di internet invece prendera' un numero IP dinamicamente (dhcp) per la scheda eth0. Tutti gli alri PC all'interno della LAN hanno il file /etc/network/interfaces molto simile, ma con solo una scheda di rete configurata staticamente, un diverso IP number, e con un gateway indicato. Il gateway e' il PC a cui collegarsi per uscire nel mondo esterno, quindi per loro e' la torre 192.168.255.1 . Quindi per il secondo PC dentro la LAN, il file e' questo:
 # The loopback network interface:
 auto lo
 iface lo inet loopback
 
 # To internal LAN:
 auto eth1
 iface eth1 inet static
 address 192.168.255.2 
 netmask 255.255.255.0
 network 192.168.255.0
 broadcast 192.168.255.255
 gateway 192.168.255.1
Per il terzo PC, invece, solo "address" cambia in 192.168.255.3 e cosi' via per altri PC se ce ne fossero (192.168.255.x). Una volta che questi files sono stati cambiati, bisogna far ripartire la rete nei PC, con il comando /etc/init.d/networking restart oppure ifup --force eth1 (se la scheda relativa a quel computer e' eth1).

Se non fosse per il firewall ancora da configurare sul PC principale "torre", e forse firewalls negli alri PC, fino a qui la rete locale e' settata e tutto dovrebbe funzionare all'interno della LAN. E' possibile fare ping o ssh da un computer all'altro della LAN, per esempio. Per settare il firewall del PC principale, quindi firehol e' un ottimo strumento. Con aptitude install firehol lo si installa immediatamente. Per averlo caricato di default bisogna cambiare il file /etc/default/firehol in modo da avere la linea
 START_FIREHOL=YES
Quindi bisogna passare al suo file di configurazione /etc/firehol/firehol.conf. Sul linguaggio da utilizzare, non troppo complicato, qui si trova un ottimo tutorial. Il file sul mio PC principale e' il seguente:
 version 5
 
 interface eth0 internet
 policy reject
 protection strong
 server ssh accept
 server ping accept
 client ssh accept
 client http accept
 client https accept
 client ping accept
 client dns accept
 client ftp accept
 
 interface eth1 home
 policy reject
 server http accept
 server ssh accept
 server ping accept
 server dhcp accept
 server https accept
 server dns accept
 server ntp accept
 client ssh accept
 client ping accept
 
 router home2internet inface eth1 outface eth0
 masquerade
 route all accept
 
 router internet2home inface eth0 outface eth1
Nella prima parte si danno preferenze per eth0, cioe' la connessione col mondo esterno ("internet"). Nella seconda con la rete di casa ("home") su eth1. Di default tutto e' bloccato ("policy reject"), salvo quello specificato nelle linee successive, in cui alcuni programmi sono autorizzati (ssh, ping, http, https, ftp...). Nella parte "router home2internet inface eth1 outface eth0" e' indicato il passaggio dall'interno (LAN) all'esterno, con le relative interfaccie (eth0, eth1). Con la semplice linea "masquerading", si dice di voler il masquerading attivo. Nella successiva parte "router internet2home inface eth0 outface eth1", non essendoci nulla, si blocca il traffico da internet all'interno della LAN (il firewall). Finalmente, per far partire firehol, basta il comando #/etc/init.d/firehol start.

Aggiornamento, un'ultima cosa
Se proprio nella LAN interna si deve mettere un PC con windows (qui Vista), bisogna dare al PC un indirizzo IP fisso, mentre di default funziona normalmente quello fornito dinamicamente dal provider (DHCP). Per farlo:
Control Panel >> Network and Internet >> Network connections.
Right click su Local Area Connection >> Properties.
Left Click su Internet protocol Version 4,
click sul bottone Properties.
Selezionare Use the following IP address: (invece di Obtain an IP automatically).
Inserire gli indirizzi negli spazi. Nel mio caso (vedi sopra):
IP address: 192.168.255.3
Subnet mask: 255.255.255.0
Default gateway: 192.168.255.1
Quindi per il server DSN (quello che capisce l'indirizzo del computer o sito che si vuol visitare fuori in rete esterna), selezionare sotto Use the following DNS server address:.
Qui ho inserito l'indirizzo o gli indirizzi IP xxx.xxx.xxx.xx che si trovano nel PC gateway, che fa da porta al mondo esterno tramite masquerading, nel file /etc/resolv.conf.
Se poi si torna in ufficio, o un altro posto dove windows deve funzionare con IP dinamico (DHCP), allora si deve cambiare il tutto di nuovo, selezionando semplicemente nelle Properties i due bottoni Obtain an IP address automatically e Obtain DNS server address automatically

October 11, 2007

Cleveland mon amour

Ennesimo episodio di sangue in una scuola da queste parti. Questa volta il new york times se la cava con due articoli piccoli piccoli (1 2). Non c'e' stato in effetti troppo sangue, qualche schiena scheggiata e un petto forato, ma nessuna vittima. Quindi nessuna necessita' di paginoni riempiti di candele e adolescenti in lacrime guardando lontano. Nessuna necessita' nemmeno di mettere in discussione la facilita' con cui ci si puo' procurare un'arma in questo paese maliconico di far west. Qualcosa c'e' pero': una riga in due articoli che dice "The shooting raised questions about security at the school, the SuccessTech Academy." Quindi, non certo a livello nazionale sulle armi in genere, ma nella scuola particolare, non un metro piu' in la. Quello che succede e' che ora il preside e i vari responsabili saranno presi di mira perche' in quella scuola: “There’s no checkpoint,” he said. “There’s no metal detector.” Questo fara' andare in bestia tutti i genitori che chiederanno la testa dei vari responsabili. Nessun metal detector.

Ma come riescono sempre in questo posto a mancare il bersaglio cosi' clamorosamente? Succede oramai metodicamente. L'Iraq, e presto l'Iran, sono minaccie alla pace? quindi andiamo a portare loro la guerra. Il ragazzino con problemi spara? perbacco, non c'era sicurezza alla porta. La droga fa male? allora andiamo a bombardare tutta l'Asia e un po' di Sud America, in cerca di papaveri. La sanita' pubblica gratis senza assicurazioni? diavolo non siamo mica comunisti!
Sistematicamente un'azione utile a un minuscolo gruppo clamorosamente influente, viene sbandierata a soluzione facile per problemi ultra complessi. Primo, mai queste soluzioni funzionano, perche' mai vanno a toccare il cuore del problema, e direi che manco lo scheggiano. Anzi, provocano danni molto piu' devastanti di quello che sarebbe successo se nulla fosse stato fatto (basti pensare alla minaccia Saddam, ma dov'era la minaccia? Con quali armi? [le peggiori stime danno a oggi 1.220.580 morti in Iraq, hitler, stiamo arrivando] E il disagio creato a milioni di studenti che ogni mattina devono passare in fila in tutte le scuole del paese per un metal detector? Ed io che vado in ospedale con una mano che era un pallone e nessuno mi chiede cosa ho, ma che assicurazione ho, e non avendolo chiaro dovermene tornare a casa?). Secondo, il fastidio doloroso che mi provocano sottopelle questi argomenti, e' dovuto all'inaudita ipocrisia che regge il tutto. Si va in medio oriente per il petrolio; non si tolgono le armi perche' la lobby relativa fa soldi a palate; non si danno cure gratuite perche' il sistema arricchisce tantissimo pochissimi che diventano potentissimi.

Le loro liberta' tanto sbandierate avvizziscono sotto un manto di egoismo ipocrita, indorato con un forte senso di comunita' anche lui sbandierato in ogni lato, che a questo punto sarebbe meglio se non avessero, o facessero meno finta di avere, e iniziassero a mangiarsi tra di loro come iene, obese.

October 5, 2007

Manipulating text file in bash

Here I post the script I wrote in bash to help a guy working in biology. He needed to modify stuff inside a preatty long text file. Doing it by hand is what he is used to do, but it's too hard. As this is the first time I do something like that, this script is for sure not effective, slow, not elegant and with many many works-around. Any suggestion will be very appreciated. The file is a . gb, coming from a huge biological database. It is divided in may similar repeated parts, like this:

LOCUS ABC_123 923 bp DNA linear ENV 20-MAY-2007
DEFINITION Uncultured bacterium clone P4T_321 16S ribosomal RNA gene, partial sequence.
ACCESSION XYZ123051
VERSION EF552051.1 GI:146575907
KEYWORDS ENV.
SOURCE uncultured bacterium
ORGANISM uncultured bacterium
Bacteria; environmental samples.
1 gctttgcaag tcgggtgttg aaatccccag gcttaacctg ggaactgcat tcgagactgc
61 attgctagag tatgggagag ggaagtggaa tttcaggtgt agcggtgaaa tgcgtagata
121 tctgaaggaa catcagtggc gaaagcgact tcctgggcca atactgacgc tcatgtgcga
181 aggcgtgggg agcaaacagg attagatacc ctggtagtcc acgccataaa cgatgagaac
241 tggatgtcgg gagggtctgc ctctcggtgt cgtagctaac gcgttaagtt ctccgcctgg
(...)

LOCUS XYZ_345 764 bp DNA linear ENV 20-MAY-2007
DEFINITION Uncultured bacterium clone P4T_200 16S ribosomal RNA gene, partial sequence.
ACCESSION XY123050
VERSION XY12350.1 GI:146575906
KEYWORDS ENV.
SOURCE uncultured bacterium
ORGANISM uncultured bacterium
Bacteria; environmental samples.
REFERENCE 1 (bases 1 to 764)
(...)


What he needed was to replace the word after LOCUS with the word in the following line after clone (the name of a bactrium probably), and that for every occurrence of the patterns in the file. For example the first line would change in:

LOCUS P4T_321 923 bp DNA linear ENV 20-MAY-2007
DEFINITION Uncultured bacterium clone P4T_321 16S ribosomal RNA gene, partial


The idea is to find all the lines where "LOCUS" appers, and write their numbers in a file. These numbers will be used by awk and sed to substitute the fileds. This substitution is done in a for loop. Here first the corrected line is written to stout (sed -n '...s/.../p'). Then the lines down to the next line with "LOCUS" are printed. The last occurrence of the pattern "LOCUS" gave problem, so I had to insert the variable m (the number of line with "LOCUS") and compare it to the length of the input file.
This is the script:

#! /bin/bash

# Syntax:
# ./chtitle input_file > output_file

# Changes ,in the input_file, all the titles after the field "LOCUS" 
# (like P4T_321) with the ones found one line below in the 
# field "DEFINITION".
# In the script, "$1" is the input_file to change.

# finds all words "LOCUS" in file $1, and print num.lines where it finds them:
grep -n "LOCUS" $1 | cut -d: -f1 > qqq.temp

# totlines = total number of lines in $1 
totlines=$(awk 'END{print NR}' $1)

k=1;

# moves "i" in qqq.temp, where num. of lines with "LOCUS" are stored:
for i in $(cat qqq.temp); 
do  
    # "title" = string to move, in the line after "LOCUS":
    title=$(awk 'NR=='$i'+1{print $5}' $1); 

    # substitutes the word after "LOCUS" with "title", and prints the line:
    sed -n ''$i's/\(LOCUS\) [  ]* \([a-zA-Z0-9_]*\)/\1       '$title'/p' $1;

    # m = in qqq.temp, the numb. of the next line with "LOCUS":
    m=$(awk 'NR=='$k'+1{print $0}' qqq.temp);

    # len = how many characters form m? if 0 => it's the last:
    len=${#m};

    # if length(m) = 0 => give m the value "n":
    if [ "$len" -eq 0 ]; then m=n; fi 

    # echo ==== i=$i m=$m lenm=$len ===;
 
    # prints all the lines down to the next "LOCUS"
    awk 'BEGIN{ii='$i'; mm='$m'; if (mm==n) mm='$totlines'} NR>ii &&
    NR<mm {print $0}' $1; 

    k=$k+1;
done

rm qqq.temp


Update : incredible improvement from Doc:
"I am sure any perl user could do better, but I gave it a try anyway. If the files are well behaved (that is, there is always one and only one line containing "clone" after a line containing "locus" before a new "locus" is encountered), I think this works (otherwise, let me know!):
$ tac original_file | awk '{if ($4 == "clone") {tmp=$5}; if ($1 == "LOCUS"){$2=tmp};print $0}' | tac > modified_file

"

October 2, 2007

Diversi Sistemi di Voto

Puoi cambiare tutti i metodi che vuoi ma se non cambia la cultura, c'e' poco da fare. - Pippo, 2007
"Insanity" is doing the same thing over and over again and expecting different results. - A.Einstein



Table from Wikipedia Voting Systems
Majority Monotone Condorcet Independ.Irrelev.
Alternat.
Clone
independent
Plurality yes yes no no no
Range Voting no yes yes (ambig.) yes yes (ambig.)
Approval yes yes ambig. yes ambig.
Borda no yes no no no
IRV yes no no no yes
Schulze yes yes yes no yes
Runoff voting yes no no no no



Nelle caselle della tabella e' indicata la risposta alle seguenti proprieta' :
  • Majority: se esiste una maggioranza che vota un candidato (o che lo mette piu' in alto in una scala di preferenze) rispetto a tutti gli altri candidati, questo candidato vince sicuramente?
  • Monotone: E' vero che e' impossibile far perdere un candidato, che altrimenti vincerebbe, votandolo (o mettendolo piu' in alto nelle preferenze)? E che e' impossibile far vincere un candidato, che altrimenti perderebbe, non votandolo (o mettendolo piu' in basso nelle preferenze)?
  • Condorcet: Se un candidato vince tutti gli altri sfidandoli singolarmente, questo vince anche la vera elezione?
  • Independence of Irrelevant Alternatives: Il risultato finale dell'elezione e' lo stesso se si aggiungono o rimuovono dei candidati non vincenti? Cioe', se avendo la scelta tra A e B, vince A, allora adesso avendo la scelta tra A, B e un nuovo X, e' vero che A comunque vince con B?
  • Clone Independence: Il risultato e' lo stesso se si aggiungono dei candidati identici (dei cloni) a quelli gia' presenti?


Nelle nostre care democrazie, sono tanti e vari i metodi esistenti per far scegliere al popolo tra le opzioni possibili. Nella tabella in alto ne e' indicato qualcuno, con alcune proprieta' che in seguito spero diventeranno chiare. E' davvero necessario essere consapevoli che il metodo scelto in un'elezione e' importante, perche' puo' cambiare nettamente i risultati. Ma anche il modo in cui tra amici si sceglie a che pizzeria andare puo' essere determinante, al di la delle scelte dei singoli. Insomma, il modo in cui si esprime una preferenza sembra essere importante per il risultato finale almeno quanto le scelte individuali (e forse pure di piu').
Le due piu' grandi categorie in cui si dividono i sistemi elettorali dipendono dal numero di vincitori voluto, cioe' esistono i sistemi con unico vincitore (tipo presidenziali) e quelli con molti vincitori (tipo maggioritario o proporzionale per i parlamenti). Di seguito mi sono concentrato su quelli a unico vincitore, perche' mi sembrano piu' facili e toccano grandi elezioni (presidenziali USA per esempio) che cambiano il mondo. La grande sorpresa e' che il metodo piu' usato (il cosidetto "plurality") non sembra nemmeno lontanamente uno dei migliori, anzi. Credo che farebbe bene un dibattito su quale sistema adottare, al di la di quello su maggioritario o proporzionale che gia' esiste, che comunque e' interno al sistema Plurality. Nessuno ci ha mai chiesto come vogliamo votare, e fino a prima di iniziare questa ricerca in rete, non avevo idea che si potesse esprimere il voto in maniera diversa a una semplice crocetta. Esistono altri modi molto piu' espressivi, in cui l'elettore puo' dare molta piu' informazione che una stupida crocetta, e quindi alla fine le diverse idee possono essere rappresentate in maniera migliore dalla distribuzione dei nostri rappresentanti (o dipendenti -definizione di Grillo che mi piace -cosa rara-).
I sistemi che per ora prendo in considerazione sono i seguenti:

Plurality System :

E' il sistema piu' usato e quello a cui si pensa immediatamente (se non si sa nulla sulle alternative) come unica possibilita' di voto. Ogni elettore ha un voto a disposizione che consiste nella possibilita' di mettere una (e non di piu') crocetta sul nome del suo candidato. Alla fine il candidato con piu' preferenze (in generale e' la pluralita', non la maggioranza assoluta) vince. Con due soli candidati il metodo e' infallibile, la maggioranza decide. E questo e' un principio che, insomma, dovrebbe essere sempre rispettato, o almeno cosi' ci si aspetta. Ma quando esistono piu' di due opzioni, o candidati, le cose si complicano. Parecchi problemi seri, di cui abbiamo fatto esperienza tutti e ovunque, nascono di conseguenza:
Il metodo e' fortemente sensibile al cloning dei candidati: se arriva un candidato B che e' simile in tutto a un buon candidato A che potrebbe vincere, una parte dei voti per A gli saranno rubati da B. Questo puo' portare alla perdita di entrambi A e B, con la vittoria di un terzo, che non ha il gradimento della maggioranza della gente (il che significa che la maggioranza della gente sarebbe scontenta, che visto cosi' e' abbastanza tragico!).
Questo fatto succede ovunque, e mi pare simile a quello che sembra essere il problema endemico della sinistra, la frammentazione, ma che forse e' piuttosto un problema interno al sistema stesso di voto. Tanti partiti piccoli a sinistra, che in totale farebbero la maggioranza, fanno si che la destra piu' unita vinca le elezioni (anche se in questo caso non si tratta strettamente di singolo vincitore, ma forse per la scelta del primo ministro in Italia il discorso e' valido comunque). Il cloning fa si che "gli amici litighino", in quanto per vincere e' meglio non avere avversari troppo simili a se', e' importante combattere gli amici quasi piu' che i nemici (sopratutto se si hanno buone probabilita' di vincere il nemico in una sfida diretta).
Tanti esempi esistono, come la presenza di Nader nelle presidenziali USA 2000: Gore (51,003,926 voti), Bush (vincente, con 50,460,110 voti) e Nader (dei verdi, chiamiamolo clone di Gore con 2,883,105 voti). Se gli elettori di Nader nell'assenza del loro candidato, fossero, come ci si puo' aspettare (ma non e' detto), almeno in parte passati con Gore, oggi la guerra in Iraq forse non l'avremmo (chissa' cosa avremmo in cambio comunque).
Oppure ancora per il primo turno in Francia 2002 quando Jospin (socialista) con sorpresa di tutti fu fatto fuori da LePen (fascista), che poi perse sonoramente con mobilitazioni di piazza nel ballottaggio contro Chirac, coi voti della sinistra che si "turo' il naso" all'occasione. Molti amici mi dissero come ando': la gente voleva esprimere le loro idee nel primo turno, e poi votare Jospin nel secondo. La cosa ando' male a causa della frammentazione appunto, ma Jospin in qualche modo aveva il diritto di passare al secondo turno, questo era il sentimento di tutti.
Ecco, il problema e' che questo sistema di voto non prende in conto le "seconde scelte" della gente. Se voto per i verdi ora, non e' detto che non vorrei vedere eletto qualcun'altro tra le file, chesso', dei socialisti. Certo non vorrei qualcuno dell'estrema destra pero'. Questo pensiero deve poter essere preso in conto da un sistema di voto piu' ragionevole, e dovremmo lottare tutti per metterlo in pratica, indipendentemente dall'appartenenza politica. E' una questione di migliore democrazia. In tale sistema, il plurality, l'elettore e' quindi spinto a non votare come davvero vorrebbe (voto non sincero), per evitare problemi come quelli appena descritti. Cioe', se si appartiene a un piccolo partito che non ha alcuna speranza, si e' spinti a votare per il partito piu' grande che non sia proprio cosi' male, piuttotsto che "sprecare" il proprio voto e vedere alla fine eletto l'avversario sull'altra sponda, il piu' odiato.
E' una cosa che succede spessissimo, ne ho avuto esperienza diretta con amici "estremisti" che non hanno votato il loro candidato pur di non vedere Sarkozy eletto in Francia nel 2007. Succede sempre quando il sistema e' di tipo maggioritario (lo sanno gli elettori di rifondazione comunista o quelli dall'altra sponda, quando il proprio partito non e' allineato con i DS o forza italia).
E' quindi un sistema insano, in cui si puo' vincere con una minoranza, in cui la gente non vota sinceramente ma strategicamente il meno peggio (quello piu' vicino alle sue idee, che ha piu' copertura mediatica e puo' collezionare piu' voti), e che spinge dopo un lungo uso a una supremazia di due soli partiti (e' dimostrabile anche con simulazioni, oltre che sotto gli occhi di tutti), e alla lunga a farli assomigliare sempre di piu', perche' in fondo devono conquistare ormai solo piu' l'elettorato di centro che puo' oscillare tra uno o l'altro, mentre agli estremi la gente, non avendo altre scelte, e' bloccata a votare la propria sponda (fino a uno sfinimento e a una disaffezione verso la politica). Vero e' che il bipolarismo aiuta la governabilita', ma allora bisogna chiedersi se quello che vogliamo e' la governabilita' o una piu' ampia liberta' di scelta che meglio si incolli alle nostre idee tutte abbastanza diverse. Spesso, quando due cose sembrano escludersi mutualmente, un buon giusto mezzo tra le due e' una buona soluzione. Quello che rimane e' che il plurality per elezioni di un solo vincitore e' seriamente un sistema patologico. Perche' nessuno nelle alte sfere ne parla?

Borda System :

Per quello che ho capito, questo e' il secondo step verso un miglior sistema per decidere un singlolo vincitore. Da quello detto sopra per il plurality, un miglior sistema dovrebbe prendere in conto le "seconde scelte" degli elettori, per spingerli a votare in maniera sincera e non strategica per non sprecare il loro voto con piccoli candidati che mai avranno speranza. Il Borda system prende in considerazione questo: ogni persona puo' (anzi deve) fare una lista completa con tutti i candidati, messi in ordine di preferenza (senza omettere nessuno e senza mettere due candidati a parimerito). Da ciascuna lista si da il punteggio ai candidati (se sono 5: 5 punti per il primo, 4 al secondo etc...), e poi si sommano tutti i punti che ciascuno ha racimolato in tutte le schede. Chi ne ha ottenuti di piu' e' il vincitore.
I vantaggi sono parecchi e il concetto di scelta democratica cambia rispetto ai nostri canoni comuni (che seguono il sistema plurality). Questo e' un bell'esempio di come cambiano le cose: 4 citta' con diversa popolazione devono votare per decidere chi tra loro sara' la capitale. Supponiamo, cosa abbastanza plausibile, che ogni citta' voti se stessa nel metodo plurality (quello solito del singolo voto). In questo caso e' abbastanza scontato che vincera' la citta' piu' numerosa, avendo la maggioranza relativa sulle altre. Ma e' davvero la scelta migliore? Forse no, perche' se la citta' piu' grande non contiene la maggioranza assoluta delle persone (plausibile), allora la maggioranza delle persone stara' fuori dalla citta' vincitrice e sara' scontenta della scelta. "La maggioranza e' scontenta" non sembra ancora troppo giusto e democratico.
Votando invece secondo il Borda system, tutto cambia. Le seconde (e terze e quarte...) scelte dell'elettore diventano importanti, e possono far capovolgere il risultato. Se la citta' piu' numerosa e' odiata da tutte le altre citta', come nell'esempio, e quindi messa in fondo alla lista delle preferenze, allora sicuro non vincera' piu' pur avendo la maggioranza relativa (cioe' i suoi soli cittadini). Vincera' invece con molta probabilita' una citta' ben vista da tanti, anche se senza una maggioranza relativa sulle altre (secondo il metodo plurality). Per questo il metodo e' anche chiamato "consesus-based".
Ma ci sono dei punti deboli, come spiegato in questo sito (che promulga il Range Voting). Supponiamo tanti candidati, dei quali pochi molto forti e con l'elettorato molto polarizzto (tipo: tanti partiti, ma la DC, il PCI e PSI i poli piu' forti). Se ora si vota con il Borda system, la gente e' spinta a mettere al primo posto il suo preferito, e a mettere al fondo i maggiori opponenti. In mezzo alla lista ci saranno i cosi detti "non-entities", quelli di cui a nessuno importa. Bhe, alla fine puo' succedere (ed e' successo nele sole elezioni al mondo svolte col Borda system, in Kiribati[!]), che i maggiori opponenti (quelli tra cui ci si aspettava senza dubbio il vincitore) vengano cancellati vicendevolmente, per far vincere uno tra i non-entities, cosa abbastanza deludente per tutti, poiche' non avevano votato sinceramente.
Un'altra proprieta' "strana", ancora abbastanza deludende, e' il fatto che a un gruppo politico conviene col Borda system avere quanti piu' candidati possibili. E' l'esatto contrario che con il Plurality, piu' candidati simili esistono, piu' crescono le possibilita' che uno di quelli sia eletto (verranno messi tutti nei primi posti della lista, relegando agli ultimi gli avversari, quindi dando piu' differenza di punti tra i due schieramenti). E' il problema del "cloning" con segno opposto, definito "teaming" (comunque per questo il Borda system non soddisfa il "cloning criterion" della tabella).

Run-off Voting System

E' in uso in molti paesi, tra cui la Francia per l'elezione del presidente. Quindi i suoi pregi e difetti sono da prendere abbastanza seriamente. Anche in Italia e' usato nelle elezioni comunali e dovunque si senta parlare di ballottaggio. L'elezione si svolge in due turni, al primo tutti i candidati somno presenti e l'elettore puo' indicare una sola preferenza (come nel plurality, una sola croce). Al secondo turno passano solo i due candidati che hanno ottenuto piu' voti, e gli altri sono eliminati. Quindi si vota una seconda volta (il ballottaggio) e chi ottiene la maggioranza tra i due vince.
La filosofia che sta sotto il Run-off e' quella di eleggere un candidato che abbia una maggioranza assoluta, cosa che avviene sicuramente nel secondo turno (e se succedesse al primo, il candidato vincerebbe senza bisogno del ballottaggio, cosa rara). In questo modo il vincitore puo' dirsi appoggiato dalla maggioranza assoluta degli elettori, cosa non ovvia per altri sistemi di voto. C'e' pero' da domandarsi che tipo di maggioranza e' quella che elegge il candidato al secondo turno. C'e' la possibilita' che sia una maggioranza fittizia, fatta da molti elettori che "si turano il naso" pur di non vedere eletto un candidato seriamente odiato (ne sanno qualcosa i francesi di sinistra che votarono Chirach in massa (80%) contro LePen nel 2002). E sicuramente le opinioni degli astenuti non sono tenute in conto, in quanto possono essere solo disaffezionati alla politica oppure essere convinti non-sostenitori di entrambi. Questo si vede nelle statistiche di partecipazione al secondo turno, che e' storicamente sempre piu' basso del primo.
Altro problema e' la possibilita' di voto strategico, anche se minore rispetto al plurality. Puo' essere strategicamente utile non votare per il proprio favorito, ma per qualcun'altro minore che possa contrastare il diretto avversario del proprio favorito, in modo da vedere passare al secondo turno questo minore e il proprio favorito (anche se in pratica la cosa e' rischiosa). Oltre al voto strategico, il sistema e' sensibile alle nominazioni strategiche (cloning e irrelevant alternatives). Piu' candidati della propria sponda ci sono, meno sono le probablita' di passare al secondo turno. Meglio combattere un amico che un nemico, in altre parole, per evitare la frammentazione. Un aspetto invece positivo puo' essere quello dell'influenza dei candidati eliminati sui vincitori. Infatti al secondo turno i due contendenti devono convincere gli elettori dei candidati eliminati. Questo porta a compromessi tra il vincitore e gli esclusi e in genere a tenere in conto delle idee di persone non rappresentate al secondo turno (almeno nelle intenzioni).

Instant Run-off Voting System (IRV)

E' molto simile al Run-off, ma si tiene in una sola seduta. E' un sistema alternativo che ha qualche seguito, essendo applicato per elezioni particolari in Irlanda, in USA, Australia e Papua Nuova Guinea. Il meccanismo e' un misto tra plurality e borda: ogni elettore vota su una scheda, su cui sono presenti tutti i nomi dei candidati, indicando le sue preferenze in ordine di importanza con numeri interi. Cio' significa che scrivera' affianco al nome del suo primo candidato un 1, del secondo un 2 etc. Si puo' decidere che l'elettore deve dare preferenze a tutti i candidati (ogni candidato deve avere un numero e la sequenza deve essere completa), oppure che si possono lasciare spazi vuoti per candidati che non si conoscano abbastanza. Comunque sia, lo spoglio segue queste regole, che formano dei diversi round di voto:
  • 1) si contano le prime preferenze di tutti,
  • 2) si vede se c'e' qualcuno che ha la maggioranza assoluta (50%+1 dei votanti),
  • 3) se questo non c'e' (come succede quasi sempre nei primi round), si elimina il candidato che ha ricevuto meno preferenze, e si ricomincia dal punto 1). Le schede che indicavano questo candidato eliminato ora indicheranno la loro scelta successiva.
    In questo modo si vota una volta sola, ma e' come fare piu' turni con l'eliminazione di un candidato (l'ultimo) per turno. Si arriva solitamente dopo i round necessari, a uno scontro finale diretto tra i due maggiori avversari, scontro in cui necessariamente uno avra' la maggioranza assoluta.
    Tra i pregi c'e' il fatto che l'elettore indica le sue preferenze oltre alla sola prima (come nel plurality), quindi e' un voto piu' "espressivo". Tra i difetti c'e' la complessita' della messa in pratica, i voti non si possono sommare per poi comunicarli alla centrale per esempio (IRV non e' addittivo). A San Francisco il software delle macchine che dovevano analizzare i dati di un'elezione con IRV System nel 2004, crasharono impietosamente. IRV e' inoltre non monotono, il che significa che puo' succedere che mettere un candidato piu' in alto che un altro, abbia come effetto quello di farlo perdere! Inoltre il vincitore col sistema IRV puo' non essere il Condorcet winner. Il Condorcet winner e' definito come il candidato che vincerebbe contro ogni altro, in sfide a coppie. Non e' detto che il Condorcet winner debba essere la prima scelta di tutti, ma nell' IRV puo' succedere che tale winner perda anche se vincesse le sfide a coppie di un altissima maggioranza.

    Range Voting

    E' il sistema che questo sito difende e propugna con moltissimi argomenti seri e matematici. Ammetto che fin ora sono stato abbastanza convinto, quindi tutto quello scritto e' stato certamente influenzato. Un riassunto di tutte le informazioni che si trovano e' quasi impossibile, quindi meglio riferirsi direttamente al sito in questione.
    Il Range Voting e' un sistema elettorale per vincitore unico, con multiple scelte ma non preferenziale. Significa che si possono dare piu' opinioni su diversi candidati, ma non e' necessario dare un ordine stretto di preferenze. Si danno voti, nel senso di numeri interi in un certo intervallo (di solito 0-99), a quanti candidati si vuole. E' come nelle gare olimpiche in cui i giudici (gli elettori) danno voti agli atleti (i candidati). Alla fine si sommano i voti di ciascun candidato e chi ha il numero piu' alto vince.
    E' un sistema piuttosto semplice, lo si puo' capire piu' facilmente di altri metodi e lo si puo' mettere in pratica altrettanto facilmente su larga scala, poiche' e' addittivo (quindi una semplice chiamata tra i seggi e la centrale e' sufficiente, come per il plurality). E' espressivo (non solo una preferenza, ma tanta informazione e' data dall'elettore e contenuta nella scheda) e quantitativo (l'elettore fornisce informazione sull'intensita' della sua preferenza). Non e' sensibile al cloning dei candidati, perche' ognuno corre la sua strada indipendentemente dagli altri. Un clone in altre parole non puo' "rubare" voti al suo sosia, perche' si e' liberi di dare un numero alto ad entrambi (anche lo stesso numero). Poiche' il numero dato a C non condiziona la gara tra A e B, il voto strategico non ha piu' valore, conviene sempre votare onestamente. Dare un voto piu' alto a B invece che al preferito A, non puo' aiutare A. Range Voting da molto piu' peso ai "terzi partiti", in mezzo a due grandi, spezzando cosi' il bipolarismo. Nel sistema plurality, i voti ai "terzi partiti" sono artificialmente tenuti bassi dal sistema stesso: nessuno vuole sprecare il proprio voto votando qualcuno che non ha possibilita'. Nel Range Voting, non essendoci piu' alcuna ragione per non dare la propria opinione onesta riguardo al terzo partito, questo puo' prendere molto piu' peso, rinforzato dai voti di tutti quelli che o non potevano darlo come seconda scelta, o non volevano sprecare il loro voto. Insomma il terzo partito sara' giudicato per quello che e', e forse rivelera' sorprese. Matematicamente, il Range Voting ha il piu' basso Bayesian Regret (un metodo matematico per dare un numero al "dispiacere" dell'elettorato di fronte al risultato finale dell'elezione) tra i comuni metodi a singolo vincitore. Soddifa il Condorcet criterion (cioe' se un candidato A e' preferito a un candidato B, per ogni B, allora A e' il vincitore dell'elezione [sembra banale ma il plurality per esempio non lo soddisfa]) , ma nei dettagli questo dipende dalla definizione, la cui versione originale fu coniata per metodi a preferenze strette (A>B>C). Per questo nella tabella e' indicato come ambiguo.
    Insomma, se si dovesse cambiare sistema di voto, questo sarebbe il mio preferito al momento.

    Approval System

    E' un sistema a meta' strada tra il plurality (una sola crocetta) e il Range Voting (tanti voti -numeri- per quanti candidati si vuole). Nella scheda si puo' mettere una croce sul nome di quanti candidati si vuole, senza che la scheda sia annullata. Alla fine si contano le preferenze che ogni candididato ha racimolato, e chi ne di piu' e' il vincitore. E' quindi una sorta di Range Voting binario, dove le intensita' di voto sono ridotte a due: 1 oppure 0. Se tutti gli elettori decidessero di dare una sola preferenza, per non aiutare nessun altro oltre al proprio favorito, allora l'elezione sarebbe equivalente a una fatta col Plurality System. Manca quindi, rispetto al Range Voting, tutta l'informazione rispetto alle intensita', l'elettore fornisce meno informazione, a guadagno della semplicita'. Ma il voto strategico prende piu' importanza: se il candidato che ha piu' probabilita' di vincere non e' amato da un elettore, allora la migliore strategia, per quell'elettore, e' quella di votare per tutti i candidati che si preferiscono a quello, per dare piu' probabiilta' a qualcun altro di vincere. Se invece il proprio candidato favorito e' quello che ha piu' probabilita' di vincere, allora la migliore strategia e' quella di non votare nessun altro (nemmeno, non onestamente, altri che piacciono).


    REF.
    Wikipedia/Voting Systems
    RangeVoting.org
    The Science of Elections. Science 292, 5521 (2001)
    Psychological Effect of Approval Voting, Science Online (2001)
    Evaluating Voting Methods
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