September 28, 2007

ssh tunneling

I have a PC at home and one at work (both with Debian Etch). I like to have them connected, to share files easily. But a firewall is set at work, the result is that I can connect (with ssh) from work to home, but not from home to work. The only solution the administrator suggested to me was annoying as connect to a third PC that allowed the comunication from home to work. This meant copy twice every file from home to work.

A better solution is ssh tunneling. It is pretty easy: it worked just running this command in my PC at work:

ssh -R remote_port:localhost:22 home_computer

(where remote_port is the number of a port (like 2048), and home_computer is the IP address of the PC at home). And then, from home, I can connect to work with the following:

ssh -p 2048 localhost

If remote_port was chosen 2048, as before.
If the file file.home needs to be transfered from home to (~) at work, then scp also works fine:

scp -P 2048 file.home localhost:~

Linux's simply great.

REF.
brandonhutchinson.com
zg.mpg.de

September 21, 2007

Rename files in Bash

Some examples how I renamed easily many files:

Say that you have the following files:

pipp.1
pipp.2
...

that need to be changed to:

PPP_1
PPP_2
...

This can be done by the following command:

for i in $(ls pipp*); do a=$(echo $i | cut -d'.' -f2); echo $a; mv $i PPP_$a; done


Second example: you want to remove the "_" from the beginning of the name of the files

_img000336.bmp
...
_img000337.bmp


This can be done by:

for i in `seq 336 599`; do mv _img000$i.bmp img000$i.bmp ;done


Third example : from the files named

01author.mp3
02author.mp3
...

to

author01.mp3
author02.mp3
...

This can be done by:

for i in $(ls); do b=$(echo $i | cut -c 1,2); mv $i author$b.mp3; done

Individuo e massa

Dal discorso di DAVID GROSSMAN all'apertura del festival della letteratura di Berlino 2007 (pubblicato da Repubblica).

"(...) Mi sono chiesto come una persona normale - come lo erano molti nazisti e loro sostenitori - possa entrare a far parte di un meccanismo di distruzione di massa. In altre parole cosa devo reprimere, offuscare, rimuovere, uccidere di me per poter collaborare a un genocidio programmato, per essere in grado di uccidere un altro essere umano, per volere lo sterminio di un popolo intero, o accettarlo in silenzio.

Forse però dovrei affinare la domanda: in questo momento sto forse collaborando - coscientemente o inconsapevolmente, attivamente o passivamente - a un processo il cui scopo è danneggiare un altro uomo o un gruppo di persone? "La morte di un uomo è una tragedia", ha detto Stalin, "ma quella di milioni è statistica".

Parliamo per un attimo di come una tragedia si trasforma in statistica. Non dico, naturalmente, che siamo tutti degli assassini. È ovvio che no. Eppure la maggior parte di noi sembra quasi indifferente alla sofferenza di popoli interi, vicini e lontani, o a quella di centinaia di milioni di esseri umani poveri, affamati, ammalati, sia nelle nostre nazioni che in altre parti del mondo. Impariamo a non curarci del dolore di estranei che lavorano per noi, del patimento di popoli che vivono sotto occupazione - nostra o di altri -, o in un regime dittatoriale o in condizioni di schiavitù.

Con stupefacente facilità creiamo meccanismi che hanno il compito di farci prendere le distanze dalla sofferenza altrui. Riusciamo, nella nostra coscienza e a livello emotivo, a ignorare il nesso causale che esiste fra la prosperità economica delle nazioni occidentali e la povertà altrui; tra il nostro benessere e le vergognose condizioni di lavoro di altra gente; tra la qualità della nostra vita, i nostri condizionatori d' aria e le nostre automobili, e le sciagure ecologiche che si abbattono su altri.

Questi "altri" vivono in condizioni talmente terribili che per lo più non hanno nemmeno la possibilità di porre domande come quelle che pongo io ora. Non è solo il genocidio ad annientare il "nocciolo" di un essere umano. Anche la fame, la povertà, le malattie, l'esilio spengono e uccidono gradualmente l'anima del singolo, e talvolta di un popolo intero.

Noi non vogliamo assumerci nessuna responsabilità personale per le cose terribili che avvengono a poca distanza da noi. Né mediante azioni dirette né limitandoci a esprimere solidarietà. Ci fa comodo - quando si parla di responsabilità personale - far parte di una massa indistinta, priva di volto, di identità, e all'apparenza libera da oneri e colpe. E probabilmente è questa la grande domanda che l'uomo moderno deve porsi: in quale situazione, in quale momento, io divento "massa"?

Ci sono definizioni diverse per il processo con il quale un individuo si confonde nella massa o accetta di consegnarle parti di sé. E siccome noi siamo uomini di letteratura, ne sceglierò una conforme ai nostri interessi. Ho l'impressione che ci trasformiamo in "massa" nel momento in cui rinunciamo a pensare, a elaborare le cose secondo un nostro lessico, e accettiamo automaticamente e senza critiche espressioni terminologiche e un linguaggio dettatoci da altri. Io mi trasformo in "massa" quando cesso di formulare con le mie parole compromessi e scelte morali che sono disposto a compiere.(...)"

September 14, 2007

Debian e democrazia

Un altro aspetto interessante di Debian e' la via di assoluta democrazia che i programmatori della comunita' (qualche migliaio) si sono dati. Tutto viene deciso a voti, in un modo piu' complicato che quello che conosciamo noi per le elezioni politiche, tramite il cosi' detto Schulze Method. Che non conosco nei dettagli, che sono complessi, ma puo' essere riassunto cosi:

non si vota solo per una persona (o per una opzione) come normalmente avviene, ma si compila una lista col proprio ordine di preferenze. Alcune opzioni tra quelle disponibili possono essere preferite a pari merito con altre, altre non essere proprio messe in lista. Quelle non messe nella lista sono considerate all'ultimo posto alla pari. In questo modo si sta dicendo: preferisco X a (Y e Z), e (Y e Z) a J. Queste preferenze sono quindi analizzate (meglio da un computer) riassumendo il bilancio delle preferenze tra tutte le varie coppie di candidati. Un vincitore e' stabilito, all'incirca, secondo quanti punti ottenuti sommando i gradimenti e sottraendo gli sgradimenti.
L'importante e' che ciascuno indica non solo un favorito, ma tutta la lista delle sue preferenze, quindi anche chi NON preferisce, e questo viene preso in considerazione. Oltre ad avere le caratteristiche normali che uno si aspetta (se tutti preferiscono X a qualunque altro, allora X vince, e se tutti non vogliono Y, allora Y non puo' vincere), una conseguenza interessante e' che il voto di interesse, quello per cui uno vota diversamente da quello che davvero vorrebbe per questioni di strategia ("mi conviene votare quell'altro turandomi il naso perche' il mio partito tanto non ha possibilita'") perde senso. Al primo posto e' naturale mettere la propria sincera scelta, seguita dai "meno peggio".

Insomma, e' un tema abbastanza complesso e da studiare meglio, ma mi pare sufficientemente interessante per una discussione seria, perche' il modo in cui si decide di votare e' fondamentale. Ricordiamoci che Bush nel 2000 vinse le elezioni presidenziali contro Al Gore con 50,460,110 voti contro 51,003,926. Non e' uno sbaglio, prese mezzo milione di voti IN MENO del perdente (47.87% contro 48.38%), ma non scoppio' una guerra civile, perche' erano le regole della Piu' Grande Democrazia Mondiale. Credo che, oltre a proporzionale e maggioritario (senz'altro importantissimi), si possa e si debba discutere della possibilita' di un metodo democratico un po' piu' democratico.

P.S. Dopo una breve ricerca ho trovato in effetti un'altra opzione interessante, Range Voting, basato anche questo su una lista di opzioni ma quantificando con voti (come nelle gare olimpiache i giudici danno voti agli atleti). Tra l'altro danno qui un'interessante analisi delle elezioni francesi del 2002, quando Jospin perse per il cosidetto "cloning" di candidati, e poi segui' il ridicolo ballotaggio tra Chirac e LePen (82.2% a 17.8%), che in effetti avrebbe dovuto far discutere molto di piu' sulle regole del gioco, e invece nulla successe.

REF.
The debian voting system
Debian voting information
Schulze Method
Range Voting

September 13, 2007

Doc contribution: Using awk

I comment a contribution came from far away (Doc):
I wanted to see just a part of some data in a file, ascii data, otherwise it doesn't work. Let's create a simple data file with bash:

for i in `seq 1 1000`; do echo -n $i " "; echo "$i*$i" | bc ; done > dati.txt

[which means for i in the sequence (seq) from 1 to 1000 (the ` are important), do the following: send to output or print (echo), without a new line (-n), the value of the variable i ($i), then a space (" "), then (;) send to output (echo) the value of i squared ("$i*$i"), but bash is not able to do that, so the $i*$i must be sent (|, which is pipe) to another program, in this case bc, a simple calculator. Once everything is done, send the result to the file (>) called dati.txt]
So, we have a file with two columns, one with the numbers from 1 to 1000, the second with these numbers squared. The order is not relevant. Now, I want to see only the data where the first column ends with 5 AND the second column is between 2000 and 3000:

awk '{if ($1 ~ /5$/ && $2 > 2000 && $2 < 3000) print $1, $2}' dati.txt
45 2025

[(that's more difficult for me) This calls the powerful program awk, in its form awk 'ProgramText' file. The $1 and $2 are the first and second field found in the file dati.txt, the first and second number of each line. So, awk prints out (print) $1 and $2 if the condition ($1 ~ /5$/ && $2 > 2000 && $2 < 3000) is matched (true). This condition is formed by three conditions connected with a logical AND (&&): the first condition [$1 ~ /5$/] means that the first field $1 (the first number) must match (~) a string with 5 at the end (5$) [if for example the 5 needed to be at the beginning, it would be 5^]; the second ($2>2000) and third ($2<3000) condition say that the second field ($2) must be between 2000 and 3000.

September 10, 2007

Perche' Linux

Sono passato da window$ a Linux da un paio d'anni, come spesso capita grazie a un collega-amico (Doc) che mi ha preso per mano per le manovre iniziali. Ci sono parecchi aspetti per cui preferisco, e come me molti altri, avere questo sistema operativo (OS) nei miei computer. Usare Linux, per me, e' una scelta politica. Tutto in fondo e' politica, anche i gesti fatti con abitudine e poca consapevolezza. Ma alcuni gesti sono piu' consapevoli di altri e prendono piu' valore. Usare tutti i giorni questo strumento che e' frutto di un lavoro immane di una grande comunita' di persone che ha chiara una filosofia di condivisione, e quindi farne parte, e' davvero una bella esperienza. Una condivisione, contrariamente alla chiusura del mercato liberalista inumano, che non ha nulla del buonismo che forse si puo' immaginare, perche' e' chiaro l'aspetto del guadagno reciproco. La dinamica e' che condividendo e partecipando in tanti, tutti ci guadagnano. Certo alla base ci sono progammatori con tanta voglia e tempo libero, ma anche il singolo utente puo' fare la sua parte, e contrastare quindi il monopolio sconvolgente a cui le grandi case ci sottopongono, frenando quest'onda che e' l'open source. Ci sono tanti aspetti in Linux che riflettono un modo di pensare a me consono al di fuori dell'informatica, che alla fine e' sempre e solo uno strumento per fare altro. In ordine sparso:

Aprire e vedere che c'e' dentro
- mi piace aprire le cose e capire cosa c'e' dentro. Con l'open source questo in principio e' possibile. Molto difficile, almeno per qualcuno come me che e' alle prime armi, ma solo il fatto di potere rende il tutto piu' bello.

Tanti problemi quante soluzioni
- legato al punto sopra c'e' che, pur essendoci sempre problemi con linux, quando questi arrivano si sa che si puo' guarirli. Con window$ questo non e' possibile, e non e' che problemi non ce ne siano in window$, solo che l'unica possibilita' e' il reboot e la speranza. Con linux la soluzione e' l'informarsi, il ragionamento e il lavoro. Molto meglio. Ultimamente che i problemi diminuiscono, quasi mi dispiace.

La comunita' open source
- la comunita' della gente che ci lavora da il suo lavoro gratis perche' ne riceve tale da altri. E' lo stesso concetto di progetti distribuiti come Wikipedia, nell'ambito piu' ristretto della progammazione. Oltre una massa critica, l'apporto di persone diverse diventa serio e mastodontico. Gli errori (i bug per gli OS o i vandalismi per i Wiki) vengono al pettine immediatamente e corretti. Forse esagero, ma scrivere un codice e tenerlo segreto, divulgando magari a pagamento solo il file binario, non paga piu', o smettera' di farlo a breve. E' ancora valido per grandissime compagnie che al loro interno riescono a pagare una massa critica di progammatori (che emulano quello che succede qui fuori), certo, ma linux e' la dimostrazione che se ne puo' fare a meno. Dipendera' dal numero globale di progammatori nel mondo, se questo crescera' allora l'open source non potra' altro che crescere, perche' ogni progammatore e' anche consumatore. Certo per i Wiki e' piu' facile perche' di esperti in ogni campo ne esistono molti di piu che esperti solo in progammazione, ma il concetto e' identico. Il fenomeno dell'open source lo vedo assimilabile ai fenomeni emergenti, cioe' prodotti di sistemi molto complessi in cui molte piccole parti partecipano (progammatori e users) e pur non esistendo un vero e proprio centro organizzatore da cui tutto parte (un centro nelle distribuzioni linux esiste ma mi sembra che colletti informazione e la ridistribuisca, invece che crearla e spedirla alla periferia), il risultato e' stupefacente.

Un computer distribuito
- date le premesse sopra, il computer con linux sara' sempre aggiornato con le ultime modifiche, che migliorano il tutto (sicurezza, accesso, bugs...). Il singolo PC si scioglie nella rete e diventa un utensile personale (e sicuro) ma connesso con la macchina distribuita che cresce e migliora ogni minuto. Questo sciogliersi del PC singolo e' respirabile quando si usano strumenti come aptitude, che mantiene aggiornato il PC e permette di scaricare migliaia di pacchetti (programmi) che sono stati giudicati idonei e funzionano e si integrano bene nel sistema (Debian) in una maniera strabiliante, oppure ssh, che permette di collegarsi in modo sicuro (cryptato) a computers dall'altra parte dell'oceano (previo consenso dell'amministratore), e usarli come il proprio che si ha di fronte, usare il loro processore per velocizzare calcoli, o per avere una base in quel paese. Questo per esempio personalmente lo faccio spesso per trovare articoli a riviste a cui non siamo abbonati qui.

No virus for linux
- non esistono virus per linux, e in generale il livello di sicurezza e' molto piu' alto rispetto agli OS chiusi e proprietari, e come tutto il resto, e' regolabile alle proprie esigenze. Una grande differenza sono i permessi che ogni singolo file possiede. Windows per esempio non ha questa proprieta', cioe' il proprietario di un file non puo' settare chi puo' aprire, chi puo' eseguire e chi puo' cambiare il file come si puo' fare in Linux. Questo rende il computer sicuro da attacchi esterni, perche' l'unico modo (almeno in prima approssimazione) di fare infiltare un proprio file ed eseguirlo e' quello di rubare la password dell'utente. Anche se succedesse, comunque, i files esecutabili del singolo utente non possono danneggiare il sistema centrale, solo root puo' (l'amministratore). Quindi senza la password di root, un virus e' non troppo dannoso per il sistema.

Linux e' gratis, ma ci si puo' guadagnare.
- legato al discorso dell'open source, c'e' il fatto che linux e' assolutamente gratis, almeno nelle maggiori distribuzioni (es. Debian). Il principio per fare soldi con Linux, cosa assolutamente possibile ed auspicabile perche' e' un tipo di mercato nuovo mi pare e piu' degno, e' quello di vendere la propria competenza per sviluppare nuove risorse che poi verranno divulgate con licenza libera (la licenza GNU GPL GeneralPubblicLicence)). Un esempio: un'industria vuole un buon stabile OS, quindi chiama qualche buon progammatore linux e lo paga per settare al meglio tutti gli aspetti importanti del sistema gia' esistente ma non necessariamente sufficientemente customizzato. Se sviluppano poi qualcosa di nuovo (chesso', un nuovo modo per organizzare la posta elettronica), e ci tengono all'open source, questo puo' venire divulgato liberamente (senza copyright restrittivi), in modo poi da usufruire del feedback che tutti gli utenti qui fuori interessati al loro nuovo prodotto potranno dare, con un generale miglioramento del tutto. Insomma, l'open source visto da quest'ottica e' una dinamica di "tutti vincenti".

Danni del software chiuso monopolistico
- il software proprietario crea dipendenza, peggio del tabacco, e forse non e' del tutto esagerato. Certo a livello personale puo' non essere tanto pericoloso, o non parerlo. Ognuno ha la sua copia piratata di window$, nessuno l'ha mai pagata. Primo, rubare (perche' la legge e' chiara a proposito) non e' bene. Secondo, se ce lo permettono ci sara' un motivo. Il motivo e' lo stesso per cui (se potessero) ditribuirebbero sigarette davanti all'asilo, crea dipendenza. E questa dipendenza si riflette non tanto sull'acquisto di software a livello personale, perche' tutti lo rubano, diciamoci la verita', ma a livello piu' alto, per le imprese (piccole, medie e grandi), per le universita', per gli stati sovrani e le loro burocrazie. Queste entita' non possono permettersi di rubare il software (a loro non la fanno passare liscia), e possiedono miliardi di computer nel mondo e utenti di media bassa preparazione. Quindi la scelta a prima vista piu' economica e' quella del OS piu' diffuso nelle case, window$. Solo che se uno stato intero scrive tutte le sue carte in word, e microsoft decide che nella prossima generazione di pc il word anziano non funziona piu', lo stato (coi soldi dei suoi cittadini) e' costretto a seguire la fabbrica di fumo e pagare per la nuova versione, per non rimanere indietro "all'informatica che avanza velocissimo". E cosi' per migliaia di esempi. Dobbiamo protestare con tutte le nostre forze se in comune o all'anagrafe vediamo lavorare su window$. E' insicuro, i nostri dati possono essere rubati, costa, e sono soldi dei contribuenti, e rende schiavi dei capricci della casa madre, unica nel mercato, padrona del piu' impressionante monopolio globale mai esistito. E' un vero monopolio, e dove c'e' monopolio privato c'e' ingiustizia. E per le imprese sopratutto piccole e' spiacevole la situazione, perche' le licenze si fanno sentire nel budget a fine anno. Se il seme dell'open source germogliera', i frutti saranno amari solo per i monopolisti, che potranno finalmente godersi la pensione su un'isola caraibica per varie generazioni. Bisogna vedere con grande favore quando uno stato intero, vedi il Brasile, abbandona il monopolio di microsoft per passare all'open source. Non per nulla il programma di Negroponte che vuole un laptop per ragazzino nei paesi poveri, con installato Linux, vede contrario il magnanimo Bill Gates. Toglierebbe un mercato fresco e disponibile nel vicino futuro, tante teste da riempire con abitudini nuove, buone per imparare dov'e' il tasto per salvare il file in word. Nei paesi poveri non una copia di un software monopolistico deve poter entrare, peggio di un antico colonizzatore armato li manterrebbe in schiavitu' moderna anche per il prossimo round. Ma la soluzione esiste per fortuna.

Chi aiuta il dittatore
- a proposito della dipendenza instaurata dai monopolisti, c'e' da riconoscere poi l'aiuto loro dato da tutti quei satelliti che costruiscono soprattutto hardware attorno a window$. Macchine fotografiche, hard disks, lettori di musica, ma anche telecamere specialistiche (come le CCD) da decine di migliaia di dollari, strumenti scientifici di tutti i generi (dagli analizzatori di DNA agli spettrometri di massa, all'avvitatore di bulloni automatico). Tutta una schiera infinita di industrie che, non volendo approcciare l'open source, creano i loro driver per far funzionare i loro costosissimi strumenti, solo per window$ (e se si e' fortunati anche per Mac). Basta vedere in un negozio di elettronica le scatole delle varie chiavi USB o dvd recorders vari. Linux MAI e' nominato come compatibile. E in verita' lo sarebbe di sicuro. Molte volte si riesce anche (tramite reverse engineering) a costruire nuovi driver, finalmente aprendo la scatola nera che ci vendono. Insomma, c'e' bene chi rema contro, vendendo scatole nere con pochi bottoni e pochi output, e se qualcosa non funziona, bisogna chiamare il tecnico, perche' non si e' autorizzati ad aprire qualcosa che si possiede. Non e' comprare questo, e' prendere in affitto! Ma allora paghiamo di conseguenza, pero'. Con il software questo principio e' esacerbato: e' molto facile nascondere cosa c'e' dentro un progamma, basta distribuirlo in forma binaria (zeri e uno) e un umano difficilmente capira' cosa c'e' dentro la scatola. Ma allora smettiamo di comprare a suon di dollaroni queste scatole chiuse e diamoci all'open source. Apriamo le scatole!

Informatica veloce?
- Non posso completamente negare il fatto abbastanza evidente che l'informatica con tutti gli annessi e connessi avanzi alla velocita' del suono. Forse e' il prodotto umano che piu' velocemente cambia in questo periodo. Pero' posso negare il fatto che l'utilizzatore medio davvero necessiti di 100 Giga di RAM, TeraByte di disco duro, Pc potentissimi che possono risolvere miliardi di equazioni in pochi nanosecondi. NON ne abbiamo bisogno. Ci sono applicazioni che ne possono trarre vantaggio, anzi una grande rivoluzione qualitativa nella scienza moderna e' stata la nuova possibilita' di aumentare di ordini di grandezza la quantita' di calcolo tramite i processori di oggi. Ma l'utilizzatore medio? Un buon 386 di 15 anni fa forse potrebbe bastargli, invece di comprare l'ultimo modello che porta sulla luna gli astronauti dello shuttle. Questo dell'inseguire l'informatica e' il picco di quei bisogni che ci vengono imposti in uno stato di cose dove il consumismo e il liberalismo diventano predatori di anime. Non per niente stiamo distruggendo, no, consumando, il pianeta. Quindi, linux va ancora una volta in controtendenza. Computer vecchissimi (bhe, non troppo vecchi) possono andare benissimo per un utilizzo casalingo e per fare tutte quelle cose che chi non deve simulare delle equazioni di fluidodinamica dei plasma relativistici in campi magnetici della radice quadrata di due non ha proprio bisogno. PC dalla pattumiera e rinati grazie a linux sono realta', ed il sottoscritto soddisfatto testimone.

Debian, ma libera veramente
- Debian e' la distribuzione di linux che ha fatto suo fino alla sua anima il concetto di software libero. Secondo la mia limitata esperienza, e' la migliore distribuzione in quanto i principi di comunita' e di sorgente libera sono messi nero su bianco nella sua costituzione. Nulla che abbia qualcosa a che fare con diritti privati, copyrigth e chiusure di alcun tipo verso l'open source, potra' entrare nell'universo Debian. E' a seconda di molti la piu' sicura e stabile (una volta settata bene, nulla crasha, nulla si blocca, nulla di pericoloso entra o esce senza permesso), e sicuramente e' la piu' open. Non a caso hanno divorziato addirittura dal famoso Firefox, che pur essendo open source non e' potuto entrare cosi' com'e' in Debian a causa di diritti sul nome. E quindi e' biforcato IceWeasel, versione identica ma purgata di tutto cio' che non era open (cioe' file sorgente non pubblicato e/o presenza di copyright).

mount samba file system

In Debian per montare un filesystem window$ (a volte capita), ho usato il comando mount con opzione per un samba file system:

mount -t smbfs -o username=xxx,password=yyy //remote_server/where/here /mnt/local_directory

dove l'opzione -t smbfs indica il samba file system, xxx e yyy sono l'autentificazione dell'utente (se necessaria) che purtroppo rimangono in chiaro nella trasmissione, e potrebbero essere rubate. La directory locale /mnt/local_directory deve essere creata precedentemente (semplicemente con mkdir /mnt/local_directory)

Virginia mon amour

Nel giorno della strage al Virginia Tech (16 Aprile 2007) mi sono divertito a leggere dei commenti alla notizia del campus in virginia, postati sul sito del new york times dai lettori , e ne ho collezionati alcuni tra i piu' stupefacenti. Non tutti sono di questo spessore devo dire, anzi, questi sono la minoranza (direi un 30%, che e' tantissimo comunque). Ma vengono dal giornale piu esclusivo del paese, dal piu forbito e anche abbastanza orientato verso i democratici, se ha qualche senso. La loro concezione secondo cui possedere un'arma e' un diritto inalienabile come avere un'automobile o esprimere un'opinione, e' per noi europei (o almeno per me) difficile da capire. Che con al massimo un coltello in mano un ragazzino a cui salta qualcosa in testa non sia troppo pericoloso, a me pare una verita' banale, ma qui alla gente non sembra cosi'. Meglio se tutti armati, cosi persone "sane" possono reagire ed eliminare il problema alla radice. Che poi queste stesse decidano che e' meglio eradicare anche tutti i familiari del problema, e' solo una questione di definire cosa e' sano. Se si tolgono le armi da sotto il cuscino, la piu' parte della gente pensa che resteranno indifesi contro i criminali, i quali sempre troveranno il modo di avere un'arma. Vero, ma quello successo al Virginia Tech non sarebbe successo. Chissa' perche' non capiscono.
Un ottimo inizio:
.. Furthermore, It's my bet that the gunman was Muslim. — Posted by Sonya
Poi si parla soprattutto se armi si o armi no:
I can almost garuantee that if more people were carrying guns the death and casualty toll would be much less. __
questo spiega perche':
Too bad the teachers/students weren't armed. They could have stopped it immediately. __
Una buona domanda pragmatica all'americana, che tocca nel vivo il cuore stesso del problema e del disagio sociale del paese:
What happened to metal detectors? __
e poi lo sfogo di un leghista trapiantato, bellissimo:
Good thing the shooter was killed, but it doesn't go far enough. I would be all for irreversibly sterilizing all of his close family members (I'm sure it was a male shooter), and continuing that group punishment until this type of human is removed from the gene pool. They are not needed by our society, and just like smallpox, it's time we eradicated them. — Posted by Dan Stackhouse
si torna sul dubbio amletico delle armi, bello il "sane person":
Criminals will always find a way to get guns, so why is it so hard to imagine that a gun in the hand of a trained, sane and law-abiding person could also mitigate or prevent a tragedy of this magnitude? — Posted by P
per fortuna qualcuno risponde al leghista:
Dan Stackhouse, your comment contained the following: 1)an idiotic, irrelevant reference to Al-Qaeda, 2)a hypocritical thirst for blood, 3)an egregious call to punish innocent family members, 4)blatant gender stereotyping, and 5)an uncorobrated connection between violence and genetics. Wow. — Posted by Lauren
Ancora sul dubbio (NRA=l'agenzia delle armi di charlton eston) noto in quello che segue con raccapriccio l'ultima frase tra virgolette "", che avevo letto al consolato USA e che avevo personalmente assolutamente preso in altro modo. Non pensavo che si potesse pensare che avere armi e' una Liberta' Essenziale ! :
Do you any of you NRA-bashing, knee-jerking, idiots blame cars or alcohol for drunk-driving deaths? I am sure you don't. I'll bet not one of you asked for cars or alcohol to be banned because someone was killed by a drunk driver. Why is it so hard to hold the people who commit the crimes responsible for the crimes instead of insisting that everyone's rights be removed when a few criminals act out? Oh yeah, criminals access to weapons can't be fixed by yet-another-law-to-make-people-feel-good since criminals, by definition, don't obey laws.
"Those who would give up Essential Liberty to purchase a little Temporary Safety, deserve neither Liberty nor Safety." — Richard Jackson (no, it wasn't Franklin) — Posted by Citizen K.

e poi :
If you make guns illegal, only criminals will have them. __
Guns don't kill people, people do. — Posted by RL Mackey
per foruna un'altro contro il leghista:
>I would be all for irreversibly sterilizing all of his close family members (I'm
>sure it was a male shooter), and continuing that group punishment until
>this type of human is removed from the gene pool. They are not needed
>by our society, and just like smallpox, it's time we eradicated them.
Wow. In the face of tragedy, a call for eugenics. Glad to be reminded that people can always make an awful situation worse. — Posted by Matt in Michigan

e poi finalmente qualcuno sull'immigrazione (un po' confuso sulla politica estera, o non capisco io?), non poteva mancare. forse ci rispediranno a casa se gli danno ragione, e' colpa nostra, poveri immigrati:
As I understand the shooter was Asian . I think we let too many people in our country from different countries around the world . I hope we get a President that can change that, and get out troops out of the country they invaded Iraq. The surge didn,t help any!!!!! — Posted by Sara Beard

September 9, 2007

Grillo Bossi e Repubblica

Da questo articolo apparso su Repubblica il giorno dopo il V-Day di Beppe Grillo, sembra che Bossi sia un pover'uomo condannato "solo" perche' un giorno aveva scherzato vilipendiando la nostra cara bandiera (disse ad una donna che glielo sventolo' dalla finestra durante un comizio in Padania, di metterlo nel punto della casa dove essa espletava i suoi bisogni secondari). Tralasciando il fatto che un ex-ministro della repubblica osi in pubblico lasciarsi andare a tanta volgarita', oltretutto indirizzata al simbolo di cio' che gli da il pane quotidiano, la nostra repubblica, e che egli lo consideri come un fatto "non troppo grave", si puo' notare come il giornalista di Repubblica non faccia completamente bene il suo lavoro. Claudia Fusani, questa la giornalista a firma del pezzo sotto accusa, non osa sottolineare che il comico genovese non indica il vilipendio di Bossi come reato sufficiente a cacciare il volgare padano dal nostro parlamento, bensi' altro reato (ben piu' grave?) quale violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, per cui si aggiudico' definitivamente 8 mesi di reclusione.
Insomma, solo una piccola mancanza da parte di una giornalista alle prime armi, o peggio un disegno per screditare un po' di piu' l'idea di parlamento pulito che Grillo caldeggia? Comunque sia, anche con il beneficio del dubbio, un giornalista dovrebbe fare parecchia piu' attenzione oppure avere piu' coraggio, perche' il significato dell'articolo cambia radicalmente. Non si tratta certo di un blog che nessuno mai leggera'.

Tra l'altro, difendo Grillo ma personalmente penso che le sue idee messe nero su bianco nei tre punti di legge popolare non siano buone. Le Leggi non si fanno in questo modo, sotto la spinta di una stanchezza, o anche di uno schifo, verso l'intera classe politica. Il messaggio alla base di tutto il suo blog e sotto la giornata del V-day (il cui titolo e' la cosa peggiore che ai miei occhi quasi scredita tutto il contenuto) e' che siamo stanchi di questi politici, e che se ne devono andare a casa. Vero, ma come trovare il vero antidoto a questa situazione? Vietando piu' di due legislature a quei ladroni dei politici? Non credo, ma posso sbagliare, potrebbe avere effetti collaterali indesiderati, come assenza di grandi personaggi, e sarebbe una limitazione nelle nostre stesse liberta' di scelta, a meno che non partiamo dal presupposto che non abbiamo in verita' liberta' di scelta e che di grandi politici non ne esistano punto. Vietando l'ingresso ai condannati? Sembra buono, ma metterebbe in mano alla magistratura (alla quale do la massima fiducia comunque) un potere enorme, non per niente esiste il principio che un politico non puo' essere condannato troppo facilmente.

Insomma, se si parte dal principio qualunquista (e questa penso sia una giusta accusa a Grillo) che politico=ladro, allora non le tre leggi proposte ci salveranno, ma solo un cambio drastico di soluzione politica, che normalmente porta a brutti finali stupidi e violenti. Certo in tutto questo una giornalista sbadata di un buon giornale non aiuta affatto.