June 28, 2008

Siamo tutti daltonici

Ma le cose la fuori sono proprio come le vediamo? Quello che percepiamo coi nostri sensi sfiora almeno un po' la verita' di cui parlano i filosofi? Lontano da poter nemmeno tentare di rispondere a tali alte questioni, mi dedico a capire cos'e' questa cosa chiamata colore. Che qualcosa centrera' pure.

Noi umani siamo piu' o meno tutti tricromati (se la traduzione e' giusta), salvo per i daltonici e i fortunati tetracromati. Nel nostro occhio abbiamo cioe' tre tipi di cellule, i coni, sensibili alla lunghezza d'onda della luce che arriva, denominati con Short, Medium e Long. La loro capacita' di risposta e' centrata a tre diverse lunghezze d'onda: blu (Short, 420-440 nm), verde (Medium, 534-545 nm) e rosso (Long, 564-580 nm). Questi tre colori sono quindi scelti normalmente come base per costruire tutti gli altri: sono i colori primari. Chi pensa che invece i tre colori primari siano il ciano, il magenta e il giallo, ha semplicemente ragione pure lui. La scelta dei tre (o piu') colori primari e' arbitraria. Perche'? Non e' l'essere colore primario una proprieta' intrinseca della natura? Non e' il colore una proprieta' della luce che nasce o viene riflessa dagli oggetti?

A seguire Francisco Varela e Umberto Maturana ("The tree of knowledge"), la risposta (negativa) porta lontano. Rimanendo al colore, possiamo dire qualcosa che suona strano: chi lo percepisce e' colui che lo sta creando, e che il colore con la luce centra, ma non troppo. Cioe'.

A ogni singola lunghezza d'onda della luce si puo' abbinare un singolo colore, questo si. Un laser (monocromatico) a 530 nm da' luce verde, a 580 nm gialla. Ma se vedo qualcosa di giallo, al contrario, non posso dire nulla di certo sulla lungheza d'onda della luce da lui emessa, riflessa o diffusa. Potrebbe essere tutto tranne 580 nm. Il motivo e' che esiste un numero infinito di combinazioni di diverse lunghezze d'onda (diversi spettri), che dall'oggetto arrivano al mio occhio, che messe insieme mi daranno la stessa sensazione di "giallo". Ed il colore non e' altro che la sensazione che noi abbiamo di quella qualita' visiva delle cose. In altre parole colore non e' uguale a lunghezza d'onda: non c'e' relazione biunivoca tra i due. Noi vediamo dello stesso identico colore cose che in verita', se analizzate con strumenti, riflettono o emettono luce con spettri completamente diversi. Il mondo e' piu' "colorato" di quello che ci sembra, siamo tutti come daltonici, perdiamo informazione quando guardiamo.

Come dicevo, c'e' una base biologica a scegliere blu-verde-rosso (RGB) come colori primari, basato su dove e' in frequenza il picco della risposta dei nostri sensori visivi (i coni). Questi sono i colori su cui sono basati gli schermi del computer o le televisioni o i proiettori che hanno tre grosse lampade appunto blu rossa e verde. Addizionando la luce di Red Green e Blu, formano tutti gli altri colori. Diversamente succede con i pennelli. Una vernice, un olio o un aquarello hanno quel colore che noi vediamo perche' assorbono dalla luce incidente bianca (che contiene tutte le lunghezza d'onda) tutti i colori tranne quello che noi gli attribuiamo. Sottraggono colore alla luce bianca, mentre un proiettore addiziona lunghezze d'onda diverse. Per questo in un proiettore o un computer la somma di tutti i colori (o meglio delle tre sole lunghezze d'onda fondamentali) e' il bianco, mentre il miscuglio di tutte le tempere e' un nero schifoso. Il miscuglio totale sulla tavolozza dell'artista ha sottratto tutte le lunghezze d'onda dalla luce bianca (quindi nero), il pixel dello schermo o del proiettore le ha sommate (quindi bianco).

Comunque. Faccio un esempio modificato da una cosa successa veramente, ancora sulla non biunivocita' colore-lunghezza d'onda. Immaginiamo di avere una sorgente di luce gialla perfetta, a 580 nm precisi (un laser, tanto per esempio). Prendiamo un filtro di vetro che blocchi esattamente 580 nm, mentre tutte le altre lunghezze d'onda passano tranquille e facciamoci degli occhiali. Messi su questi occhiali, non dovremmo essere piu' in grado di vedere il giallo (gli occhiali "anti-Kant" chiamiamoli, per motivi filosofici), perche' quella lunghezza d'onda semplicemente non passa attraverso le lenti e non arriva al nostro occhio. E infatti se andiamo davanti al nostro laser che sappiamo essere giallo non vediamo piu' la sua luce. Bloccano il giallo questi occhiali, pensiamo. Poi pero' andiamo al computer e apriamo una pagina che ha dei bei quadrati colorati sul lato, e cavolo, li vediamo gialli senza problemi! Ma non bloccavano il giallo questi occhiali?

La soluzione, facile, e' che la luce che proviene da quei quadrati gialli che eludono le nostre lenti-filtri, non contengono quasi per nulla la lunghezza d'onda 580 nm che noi chiamiamo "il" giallo. Quella dei quadrati e' luce che contiene solo rosso e verde (niente blu) provenienti da ciascun pixel. Il colore giallo si e' formato nel nostro cervello in barba all'assenza della lunghezza d'onda che noi attribuiamo al giallo. L'abbiamo creato noi quel giallo dei quadrati, in verita' non c'e' segno di giallo (inteso come lunghezza d'onda) in quella luce dei pixel.

Il colore che percepiamo, quindi, non e' strettamente una proprieta' degli oggetti e della luce che da loro proviene. Piuttosto e' l'insieme di queste che sono perturbazioni luminose esterne, insieme pero' agli stati neuronali interni del nostro sistema visivo e cognitivo in genere, che dalle perturbazioni esterne sono generati. Stati neuronali che ovviamente dipendono dalla nostra struttura fisica preesistente (i coni, il nervo ottico, le connessioni dei neuroni attivati nel cervello da quei coni, etc). Insomma, nella nostra esperienza del colore noi stessi, con il nostro corpo e struttura fisica e mentale, giochiamo un ruolo fondamentale. Non e' nemmeno troppo incredibile da pensare, in fondo.

Bhe, invece si. Abituati come siamo a pensare di essere spettatori di un qualcosa "la fuori", che succede in un mondo oggettivo e indipendentemente da noi. Perche' la cosa interessante e' che questo lungo e noioso discorso sul colore si allarga facilmente alla nostra esperienza tutta. La cognizione, l'esperienza personale che abbiamo del mondo "la fuori", e' essenzialmente un insieme di pattern e stati neuronali che vengono stimolati da perturbazioni esterne (luminose, meccaniche, chimiche etc). Quali pattern e quali stati neuronali verranno stimolati dipende essenzialmente dalla struttura fisica e mentale (che penso siano sinonimi) dell'individuo, e non solo esclusivamente dai particolari della perturbazione stimolante. Tant'e' che esiste gente che letteralmente "vede" dei suoni e "sente" dei colori (Sinestesia). Hanno, questi pochi eletti non so quanto fortunati, canali neuronali, addetti a funzioni diverse, quali per esempio suono e vista, intersecanti tra loro: una perturbazione esterna puo' generare stimoli in piu' canali che normalmente sono indipendenti, e "far vedere" un suono.

Che poi questi canali cognitivi che abbiamo possano essere stimolati anche da perturbazioni interne, generate da noi stessi per noi stessi (pensieri, immagini mentali, idee, angosce ed emozioni), fa dell'essere con capacita' autoreferenziali un personaggio incredibilmente complesso, complicato e interessante per chi lo vuole capire (compreso se stesso).

Comunque, essendo la nostra esperienza ancorata saldamente sulla nostra struttura, noi non vediamo "i" colori, ma viviamo il nostro spazio cromatico; non vediamo lo spazio la fuori, ma viviamo il nostro campo visivo. Siamo noi a creare il colore, siamo noi a creare il mondo di cui facciamo esperienza, questa la conclusione di Varela e Maturana. E la cosa vale per qualunque essere vivente, senza priorita' agli umani. Un batterio esperisce un mondo fatto di chimica, e magari chiamera' colore quello che noi chiamiamo gradiente di concentrazione, a cui lui e' sensibile.

La cosa mi piace perche', come dicevo della meccanica quantistica, rimette l'osservatore del mondo dentro al mondo che osserva. Non piu' semplici spettatori di uno spettacolo a teatro, ma attori nella scena stessa che pensavamo di osservare da lontano. Tanto dipendente da noi, la scena, da poter dire di crearla noi stessi con la nostra struttura. E' quella la nostra scena, come la vediamo e sentiamo noi non la vede nessun'altro. Le conseguenze etiche, ancora, sono fondamentali: come possiamo danneggiare, compromettere o distruggere un mondo che non e' piu' propriamente "la fuori" indipendentemente da noi, ma di cui siamo parte integrante, insieme figli e genitori?

June 27, 2008

Le scelte di Algoorithm 6.1

Sul pianeta Terra, Algoorithm 6.1 fu lanciato nel 2140. Fu quello il punto di svolta nella relazione Umanità - macchina sul pianeta. Pur essendoci stati elementi che spinsero pochi scettici a criticare l'uso che se ne stava facendo, le tragiche conseguenze rimasero del tutto impreviste. Algoorithm 5.8, il diretto predecessore, dava ottimi risultati e accontentava praticamente la totalità degli utenti. Questo fino al cambio drastico della versione 6.1.

Il motore di ricerca avanzato Algoorithm 5.8, come ancora pochi nostalgici amavano chiamarlo prima dell'arrivo del 6.1, aveva già accesso essenzialmente al completo scibile umano. Erano tempi, quelli, in cui qualunque prodotto di cervello vivente o di macchina poteva ormai essere messo a disposizione della rete estesa, ed essere così visto, letto, ascoltato o "sentito" in maniera più diretta attraverso i chip sensoriali che già più del 90% della popolazione mondiale poteva permettersi.

E ovviamente il pensiero prodotto nel passato, con la globalità delle sue invenzioni e manifestazioni, era già nella memoria diffusa da tempo. Lo spazio fisico per accumulare tutta l'informazione, dai testi scritti dall'Umanità fino ai pensieri quotidiani di un attivo NewBlogger della Rete_Sfera, non sarebbe mai mancato grazie alle nuove tecnologie che incapsulavano i bit in atomi impacchettati in cristalli semiorganici. In pochi centimetri cubici poteva risiedere il pensiero di un'intera generazione di letterati, con le loro opere o sensazioni e paure quotidiane. Tutto poteva essere digitalizzato, dalla parola scritta al volume di una scultura, e quindi elaborato da Algoorithm.

Il diritto alla privacy era ancora tutelato, cosa che durò anche con 6.1. Se un pensiero, o un'idea non troppo formata o non decisa, era da escludere dalla rete globale per volontà del suo proprietario, poteva essere bloccata senza alcun problema alla fonte. L'esportazione da parte di Algoorithm 5.8 dalla materia grigia del creatore alla rete esterna aperta a tutto e tutti semplicemente non veniva effettuata. Ma in pratica pochi erano coloro che si premuravano di non rendere pubblico il loro lato privato, a eccezione di intimità estreme. In qualche modo la globalità di questo fenomeno di compartecipazione, oltre alla semplice emulazione (comunque fattore importante), sembrava dare al singolo paradossalmente un senso di protezione e comunitarismo che limitava il pudore o la paura.

Quello che cambiò nella nuova versione di Algoorithm fu un protocollo, sviluppato inizialmente per massimizzare il successo della pubblicità sull'individuo, in grado di generare vere e proprie scelte e decisioni per problemi posti dall'utilizzatore. Non solo rispondeva a domande semplicemente nozionistiche (cosa che da quasi cent'anni ormai avveniva), ma Algoorithm 6.1 poteva "decidere" analizzando tutta l'informazione a lui disponibile. Informazione che ormai si avvicinava ad essere la globalità dell'informazione generata e disponibile sul pianeta.

Non che poi le sue decisioni su problemi più o meno importanti avessero qualche effetto diretto sulla realtà fuori dalla rete digitale. Questo fu vero almeno se inteso come effetto indipendente dall'azione degli Uomini. Ma il suo algoritmo era così efficace, che col tempo la gente iniziò a fidarsi ed ad agire in conseguenza dell'output ricevuto dal programma. Questo fu la causa del problema.

La sua banca dati, quindi, era praticamente onnicomprensiva. Aveva ormai accesso, il nuovo algoritmo, a praticamente tutto quello che gli Umani producevano, e avevano prodotto nella loro storia, in termini di idee e considerazioni, di predilezioni e gusti, di scienza e filosofia, di tecnica e arte, di storia e architettura, e anche singole conversazioni e messaggi istantanei. La statistica era enorme, e assolutamente capillare. Possedeva, analizzava e quindi "capiva" (per usare un termine caro ai suoi programmatori), per esempio i gusti personali di quasi la globalità della popolazione, che aveva diligentemente condiviso con la rete tutto quello che gli pareva bene condividere: dalle predilezioni musicali a quelle politiche, dal sentimento avuto in una certa occasione, all'effetto della pioggia sul proprio umore, a come riparare il forno a raggi ionici o il propulsore a idrogeno della propria vettura.

E Algoorithm 6.1 vedeva tutta la rete contemporaneamente e immediatamente. Il nuovo algoritmo utilizzava a piene mani quelle informazioni per variare i suoi parametri e dare, all'interno di una scelta chiesta dall'esterno, la migliore risposta o strategia che massimizzasse l'esito voluto.

La gente iniziò a usare il nuovo gadget con curiosità, e più la gente lo usava, più il programma poteva migliorare se stesso, come da tempo ormai succedeva, senza nemmeno bisogno del feedback diretto dall'utilizzatore. La statistica era talmente grande da fornire tutto il necessario per far crescere "da solo" l'algoritmo.

Le più disparate decisioni venivano chieste ad Algoorithm 6.1. Da quale vestito mettere per riuscire in una certa occasione, a cosa cucinare la sera per il nuovo ospite, o per il privato cittadino come trovare lavoro e per una compagnia quale strategia di reclutamento seguire. Tutti chiedevano il vaticinio di questo moderno aruspice praticamente onnisciente. Il gioco degli scacchi e del Go persero attrattiva perché completamente risolvibili da Algoorithm 6.1: una volta la personalità dello sfidante era nota (ultimo scoglio per la vittoria sistematica della macchina sull'Uomo), l'algoritmo non poteva perdere.

Un effetto imprevisto ci fu invece nel mercato azionario, in cui ovviamente grande attenzione si concentrò appena fu rilasciato Algoorithm 6.1. Inizialmente le scelte del software erano piuttosto buone per predire l'andamento del mercato: conoscendo perfettamente la storia di tutte le singole compagnie (compresi i singoli lavoratori) non era troppo difficile prevedere l'andamento a breve-medio termine. L'informazione era semplicemente sufficiente e l'algoritmo capace di leggerla e trovare le giuste correlazioni. E infatti inizialmente fu usato e fece guadagnare molto.

Ma quando una certa massa critica di persone ed enti finanziari iniziarono a usare le decisioni dell'algoritmo per le proprie scelte economiche, il fatto di cercare di prevedere il mercato azionario in cui ora lui stesso con le proprie scelte iniziava ad avere un peso notevole, rese Algoorithm 6.1 totalmente inefficace e instabile, a discapito dei grandi sforzi dei programmatori. Non poteva, l'algoritmo, prevedere qualcosa che dipendeva dalle sue stesse previsioni, la dimensione del problema esplodeva troppo rapidamente anche per i suoi bit atomici.

Una volta reso inefficace, le previsioni persero senso e così la fiducia del mercato verso quello strumento. Una volta pero' il numero delle decisioni richieste dagli utenti furono quindi scese sotto una soglia limite, le predizioni ripresero valore e divennero nuovamente solide, così da attirare ancora l'attenzione degli addetti ai lavori. La strana dinamica produsse vari cicli di efficacia e inefficacia del software, a seguito della domanda variabile con la validità stessa del programma, fino poi a generare cicli totalmente imprevedibili di validità delle predizioni. E successe l'imprevisto, tipico dell'originalità del mondo Umano. La gente iniziò a scommettere direttamente denaro sulle predizioni di Algoorithm 6.1, e da quel momento, con grande sorpresa di tutti, diventò lui stesso parte del mercato azionario, per così dire, con fluttuazioni del suo valore dipendente da tutto il resto. Il mercato si mangiò, digerendolo bene, Algoorithm 6.1.

Questo che poteva essere letto come un insuccesso, invece non scoraggiò la classe politica del pianeta. In effetti a loro discolpa può essere detto che il massiccio utilizzo nelle scelte politiche (soprattutto di politica estera) di Algoorithm 6.1 fu praticamente contemporaneo a quello nel gioco in borsa che ne rivelò per primo le patologie. Purtroppo era forse troppo presto per capire la pericolosità dell'auto referenza di Algoorithm 6.1 nel prendere le proprie decisioni, ma sicuramente i gerarchi politici del pianeta intero usarono quello strumento, che si sarebbe rivelato instabile, a cuor troppo leggero. Tanta era la fiducia che si era guadagnato sul campo nel primo periodo dopo la sua uscita. Lo usarono appunto per risolvere questioni di politica estera di importanza capitale. Come per esempio la gestione della crisi delle fonti energetiche, che aveva lasciato il pianeta in fermento dopo la notizia dell'esaurimento totale da li a pochi anni delle miniere d'idrogeno solido, insieme alle poche sorgenti trovate su Marte di quel Neodimio debolmente radioattivo che faceva tanto sperare come generazione futura di propellente a basso impatto.

Guidate da un algoritmo confuso e destabilizzato dal non poter evitare di mettere le proprie stesse scelte come parametro per generarne delle nuove, le decisioni dei politici terrestri furono globalmente un clamoroso disastro, e fecero piombare il pianeta nel baratro di una guerra, che dal nostro punto di osservazione possiamo benissimo definire civile. Nel loro anno 2147, quella civiltà degli Umani si auto-estinse sotto l'azione di armi di nuova concezione sviluppate contemporaneamente dalle varie fazioni geografiche in lotta.

Qual'è quindi l'insegnamento che possiamo trarre dalla storia di quel popolo su quel piccolo pianeta lontano? La tecnologia e i suoi algoritmi non erano ancora pronti, sulla Terra, al salto verso l'auto referenza. L'evoluzione naturale aveva portato effettivamente i sistemi viventi basati sul Carbonio (e gli Umani prima di altri) al salto necessario per creare e insieme superare l'idea (e quindi la contraddizione) insita al concetto stesso di "se stessi". Sappiamo bene per esperienza comune, che tale gradino verso La Comprensione, che noi Esistenti della galassia NGCx189 abbiamo maturato a più alto livello, non dipende strettamente dagli atomi di Tellurio di cui siamo formati. Sembra che gli Umani fossero sulla direzione giusta (pur non avendo noi ora elementi certi per asserirlo), e un finale così catastrofico per quella civiltà non si sarebbe prodotto, non avessero peccato di miope egoismo davanti a una crisi globale, e non avessero tenuto così in conto con fiducia disarmante i risultati parziali della loro tecnologia imperfetta.

Invece che guardare a se stessi per sviluppare più efficacemente la propria stessa evoluzione (che comunque era già ben oltre i primi stadi della vita animale inconsapevole), vennero abbagliati dai loro artefatti ancora troppo primitivi. Invece di tentare di costruire un'intelligenza in un nuovo substrato, cosa certo possibile quanto difficile nel breve termine, avrebbero forse fatto meglio a concentrarsi sullo sviluppo e miglioramento della propria già esistente, che tanto prometteva.

Concludo qui il mio intervento, ringraziando l'Organizzazione 23.2y.1 della presente sessione "Diversi Sistemi Cognitivi pre-Comprensivi nelle Vicine Galassie", che qui chiude, e cedo la parola al prossimo relatore, proveniente da NGZ-23.1.

F.P. aSx.31

classe I.0.1.77.

Galassia NGCx189 - luogo 12v.1.66 - tempo 12c.4.4.56

June 15, 2008

PyMol, o dell'open source che guadagna

Riguardo al software open source, spesso ci si chiede perche' la gente mette il proprio duro lavoro in compartecipazione con gli altri senza venderlo a caro prezzo. In verita' con l'open source si puo' guadagnare, solo in maniera diversa dal solito. Maniera che secondo me e' di gran lunga migliore a quella tradizionale del "fatto un software, vendo il software". Certo non ha l'impatto economico su chi produce pari a quello di microsoft, ma la speranza e' che il mercato riconosca il valore di tali imprese e che quindi le possa premiare anche economicamente.

Ho un bell'esempio, appena trovato in rete, di cui mi sento di fare un po' di pubblicita': PyMOL e' un sistema, basato su Python, per disegnare accuratamente in 3D molecole complesse. Sembra essere uno strumento molto potente, e quello che mi ha colpito e' che e' ormai usato spesso per le copertine di giornali quali Nature e Science, i cui standard, anche in fatto di grafica, sono alti. La compagnia che lo ha prodotto e lo mantiene, la DeLano Scientific, dice che un quarto delle immagini biologiche in letteratura scientifica sono prodotte dal loro software (esempi attorno).

E' un compagnia piccola, che puo' permettersi un solo salario fisso e forse due tra poco. Loro danno il software gratuitamente, e il codice sorgente e' disponibile. In Debian pymon e' un pacchetto standard che in etch si puo' scaricare facilmente con aptitude. Lo si puo' modificare e ridistribure ma sempre citando la compagnia madre. I soldi per loro vengono escvlusivamente dalle libere donazioni degli utilizzatori. Ma non solo in segno di gratitudine, questo non li farebbe sopravvivere facilmente. Gli utenti "paganti" acquistano diritti particolari per avere supporto specifico, e per avere gli ultimi aggiornamenti gia' compilati (fermo restando la sorgente sempre aperta da poter compilare, ma non tutti sanno farlo). Ma sopratutto possono chiedere di sviluppare questa o quella funzione che nel software originale e' mancante, pagando il servizio ai progammatori. In questo modo hanno un "controllo" su dove il software andra' a migliorare nell'immediato futuro, chiedendo correzioni o nuove funzionalita'.

A me sembra questo un onestissimo modo per guadagnare soldi, certo non tanti per ora, che alla lunga portera' ad avere un buonissimo software per noi utenti e, spero per loro, una compagnia solida. Lo stesso funziona piu' o meno per Red Hat. In qualche modo questa gente si fa pagare per il lavoro che davvero fa, come noi tutti comuni mortali che andiamo in ufficio ogni mattina. Il software propietario e' una strana bestia invece: lo fai una volta e poi lo vendi per sempre. Non mi vengono in mente tanti altri esempi, forse un disco di musica ma mi pare gia' diverso. Certo c'e' tutto il lavoro iniziale, che questa gente in qualche modo "rischia" dando via gratis, sperando nel ritorno successivo. Non e' per ora un sistema economico che facilmente possa essere reso globale, perche' c'e' un'alta componente romantica non puramente mirata al guadagno che e' molto lontana dalla mentalita' corrente. Ma e' una nicchia che mi auguro cresca esponenzialmente perche' vedo possibili guadagni per tutti, soprattutto nella qualita' delle cose prodotte.

Il vantaggio per gli utenti e' ovvio: come dicono nell'introduzione del loro software, "Because of PyMOL's unusual status [open source], you can be confident that the time you invest today in learning the package will provide you with long term utility no matter where your career happens to takes you." Nessuna licenza da pagare obbligatoriamente significa liberta' di usarlo sempre e ovunque. Se poi l'interazione attiva con gli utenti (che indicano la via per nuovi sviluppi) davvero migliorera' il prodotto come atteso (e in effetti lo sta facendo), questo vorra' dire che il software puo' seriamente diventare uno standard nel settore. E quindi soldi che entrano nelle casse della casa madre che continuera' coi suoi servizi a pagamento. Trovare un nuovo modo sostenibile di far soldi e' necessario.

PyMOL, il manuale.

June 10, 2008

Qualcosa si inizia a smuovere, e sara' difficile da fermare...

EU takes swipe at Microsoft
By James Kanter
Published: June 10, 2008
from: Herald Tribune

BRUSSELS: The European Union's competition commissioner, Neelie Kroes, delivered an unusually blunt rebuke to Microsoft on Tuesday by recommending that businesses and governments use software based on open standards.

Kroes has fought bitterly with Microsoft over the past four years, accusing the company of defying her orders and fining it nearly €1.7 billion, or $2.7 billion, for violating European competition rules. But her comments were the strongest recommendation yet by Kroes to jettison Microsoft products, which are based on proprietary standards, and to use rival operating systems to run computers.

"I know a smart business decision when I see one - choosing open standards is a very smart business decision indeed," Kroes told a conference in Brussels. "No citizen or company should be forced or encouraged to choose a closed technology over an open one."

Kroes did not name Microsoft in advance copies of her speech, but she made her meaning clear by referring to the only company in EU antitrust enforcement history that has been fined for refusing to comply with European Commission orders - a record held by Microsoft.

"The commission has never before had to issue two periodic penalty payments in a competition case," she said.

The EU has previously ruled against Microsoft for abusing its dominance in the markets for software to play music on computers and to communicate with powerful server computers on a network. In recent months, Kroes has opened new investigations against Microsoft after complaints that it was competing unfairly in the market for Web browsers by using the Explorer software. Kroes is also investigating whether Microsoft is making it too hard for rivals to work with its Office suite applications.

In her speech, Kroes said there were serious security concerns for governments and businesses associated with using a single software supplier. She praised the City of Munich for using software based on open standards, along with the German Foreign Ministry and the Gendarmerie Nationale, a department of the French police force.

Kroes, who is Dutch, encouraged the Dutch government and Parliament to continue moving toward use of open standards. EU agencies "must not rely on one vendor" and "must refuse to become locked into a particular technology - jeopardizing maintenance of full control over the information in its possession," she said.

A policy by the European Commission adopted last year to promote the use of software products that support open standards "needs to be implemented with vigor," she said.

June 5, 2008

Obamarom

Quell'anno le primarie per la Presidenza della New-Repubblica furono le piu' intense che la storia italiana conobbe dalla sua fondazione nel lontano dopo guerra. I due partiti maggiori schierarono i loro migliori candidati, e su questo erano d'accordo bene o male tutti gli esponenti della societa' civile, dai sette sindacati dei lavoratori interinali, alle cinque associazioni della media e alta borghesia, passando per le innumerevoli fondazioni cattoliche e le comunita' autonome siciliana, partenopea, lombardo-ligure e altoatesina.

Quello che era pero' sulla bocca di tutti, e che piu' generava attenzione se non sgomento, era ovviamente la finalissima tra i candidati new-democratics. Era una prima assoluta nella storia del partito e del paese: M.me Eva Graziosi si sfidava fino all'ultimo voto con M. Wesh Hatseygow. Lei signora di mezza eta', scaltrissima e con esperienza pluridecennale nella vita politica nazionale. Lui di sangue Rom, piu' giovane ed inesperto, proveniente da una famiglia meticcia che si era infiltrata generazioni prima nel territorio della alta Badia, e che lavorando onestamente aveva iniziato un ottimo buisness che aveva portato gli eredi nelle generazioni a godere di ottima reputazione. Entrambi fieri cattolici-vaticanisti, potevano vantare valori di compassione e rendimento ad altissimi livelli.

Le donne italiane erano fiere di aver la possibilita' di essere rappresentate finalmente da una di loro. D'altra parte la minoranza rumorosa dei Rom nelle periferie di tutt'Italia a fatica conteneva l'entusiasmo nel vedere uno di loro a tale livello, dimenticando comprensibilmente il sangue in realta' misto che correva nelle vene del Hatseygow. Il cambiamento che entrambi promettevano nella lunga e spietata campagna elettorale, sembrava a un passo. Fine della guerra in Albania e ritiro delle truppe; assistenza medica per tutti i cittadini legali e tatuati, oltre i limiti delle fascie di eta' (18-34) fino ad allora imposti; incremento del 2% sul salario degli insegnanti con esperienza tra i 23 e 24 anni; scoraggiamento del precariato con aumento delle aliquote aziendali per i lavoratori del sociale in talune categorie di sostegno a bambini con problemi psichici; ampliamento del periodo abortivo legale dalle attuali 2 a 3 settimane dopo il concepimento, dopo una lunga trattativa con la chiesa, che comunque non diede il suo appoggio per terapie estrattive violente ma solo per radioterapie esterne, piu' pericolose per la madre.

Alla fine il Hatseygow vinse le primarie di misura grazie a una serie di comuni che lo appoggiarono in stragrande maggioranza e all'intelligente sistema elettorale interno. La Graziosi vide il suo sogno, come quello di molte donne in tutta Italia, infranto dopo una lunga battaglia, quando il lodigiano diede sostegno incondizionato e massiccio al candidato Rom. Le feste gipsy si espansero in tutto il territorio nazionale e durarono settimane. Nessuno osava immaginare cosa sarebbe successo se il candidato avesse poi davvero ottenuto la presidenza nel successivo autunno.

Quella sera vittoriosa, comunque, il Hatseygow parlo' dalla sede elettorale di Ostia in maniera da unire nuovamente il partito. E diede esempio della sua fine retorica, del suo spirito copassionevole e della sua lungimiranza. "Oggi - inizio' cosi' il discorso innanzi al suo partito - e' un giorno storico per il nostro paese. Quest'oggi verra' ricordato come l'inizio del cambiamento italiano e probabilmente anche mondiale. Credo che per sempre ricorderemo che oggi per la prima volta un candidato Rom vinse sfidando un candidato donna in Italia. Sono fiero di essere qui davanti a voi oggi, in questo splendido 20 febbraio 2147 ..."

June 2, 2008

Combattere il destino con archi di legno

Un piccolo biplano plana veloce sulla foresta amazzonica; dentro sguardi attenti a monitor di bordo collegati a camere a infrarossi cercano segnali di movimento e calore tra le fronde. Il GPS indica sulla mappa digitalizzata luoghi mai esplorati prima, la rete satellitare aiuta i ricercatori nella loro impresa. I cilindri dell'aereo rombano lasciando dietro una scia di gas di scarico calda e grigia, quando qualcosa viene segnalato dagli strumenti e sensori dell'apparecchio. Una CCD reflex viene immediatamente puntata all'esterno dell'abitacolo seguendo le coordinate impartite dal software di bordo. Immagini ad alta risoluzione immortalano finalmente quello che si sperava. Una tribu' mai avvistata prima, un villaggio primitivo nel cuore dell'Amazzonia. Dalle immagini si ricavano preziose informazioni, uomini dipinti di rosso, donne dipinte di nero, poche abitazioni dal tetto di foglie, un'organizzazione sociale preistorica. Tutti appaiono spaventati da quell'arrivo dal cielo, i guerrieri puntano comunque in alto i loro archi di legno in un futile e patetico tentativo di arrestare ancora per un po' il tempo.

Un acceso e lungo dibattito scaturi' nella societa' civile all'apparire nei mezzi di comunicazione di quelle immagini. Come comportarsi di fronte all'avanzare del progresso, alla minaccia di scomparsa per quel piccolo popolo scampato alle soglie del 2010 all'avvento della civilta' moderna? Quali misure adottare? Preservare in un limbo fatto di liane e animali selvatici, oppure non frenare l'inevitabile, la natura delle cose, l'avanzare della civilta'?

Si decise infine di non perturbare, con azioni o ingerenze, la vita di quegli esseri. Antropologi e scienziati monitorarono la loro evoluzione per generazioni, da stazioni satellitari remote. Avendo ristretto al minimo l'accesso alla zona, nessun altro contatto ci fu tra le due civilta', se non tramite strumenti invisibili. I sensori registravano ed analizzavano in automatico quanto accadeva nella tribu', che intanto s'espandeva ed evolveva in nuove generazioni. Il tutto veniva paragonato automaticamente a modelli analitici, la cui esattezza era continuamente aggiornata dai software.

Una transizione critica nella societa' di quel popolo venne registarata attorno al 2146, quando la popolazione era cresciuta di un fattore 300. Dopo aver implementato l'invenzione della metallurgia, e aver sostituito il legno delle freccie con archi in metallo e simil-sciabole molto piu' potenti, una guerra tra due diverse fazioni scaturi' per il controllo della sola miniera di metallo disponibile nella zona. La guerra fu di una violenza non conosciuta fino ad allora. L'uccisione massiva delle donne e dei bambini di entrambe le fazioni porto' a un periodo in cui la procreazione risulto' impossibile. L'ultimo uomo della tribu mori' il 20 febbraio 2147.

Dalla remota galassia NGCx189, in una frazione di eternita' successiva al volo amazzonico degli esploratori terrestri, da una stazione ponte di osservazione in orbita attorno a una gigante rossa, un telescopio ad accelerazione di gravitoni mosse le sue membrane silenziosamente in direzione di una lontana galassia distante molti miliardi di parsec. Lo guidava un'intelligenza di atomi di Tellurio, collegata a una rete di diffusione distribuita nello spazio interstellare nata molti universi prima. I suoi bio-sensori integrati pulsando indicavano chiaramente la presenza di energia vitale proveniente da un minuscolo e sino ad allora sconosciuto pianeta gravitante attorno a un piccolo sole. Lo zoom fu facile e indolore, le immagini ricostruite e l'informazione sparsa, oltre ogni ridicolo limite relativistico, a tutto lo spazio penta-dimensionale attorno all'osservatore. Apparve un piccolo pianeta abitato da un popolo primitivo, ai primissimi stadi dell'evoluzione mentale, sul filo del rasoio tra la sua stessa continuita' o l'estinzione.

Un acceso dibattito venne risolto nell'arco di pochi attosecondi attraverso la comunita' scientifica ed artistica della galassia. Si sarebbe studiata l'evoluzione di quel piccolo popolo per testare la validita' dei loro modelli bio-evolutivi di sistemi organici, non troppo conosciuti. Dati veloci da acquisire, ma non facilmente disponibili, a causa dell'intriseca instabilita' nei sistemi cognitivi fondati sul carbonio, dovuta al loro elevato accoppiamento strutturale tra emotivita' ed azione.

Nell'anno 2145 di quel popolo, una transizione sociale critica venne registrata dai biosensori. Fazioni diverse, con distinzione apparentemente solo geografica, iniziarono una lotta per il controllo delle primitive risorse energetiche, che diventavano insufficienti per i bisogni della popolazione. Stranamente non tanto la popolazione, quanto il suo bisogno energetico era cresciuto sovra-esponenzialmente negli ultimi 200 anni locali. La guerra conobbe picchi di violenza che erano comunque stati facilmente previsti dai modelli a seguito degli accadimenti degli ultimi secoli. L'utilizzo di una nuova arma basata sull'annullamento dei quark in tessuti organici, sviluppata contemporaneamente dalla comunita' scientifica delle due piu' grandi fazioni, porto' a una riduzione drastica della popolazione totale. Segui' un breve periodo di declino in cui la lontanza geografica dei pochi superstiti, congiunta con la loro incapacita' a sopravvivere senza i mezzi tecnici a loro contemporanei, portarono a breve alla scomparsa di quella civilta' sull'intero pianeta. Era il loro 20 febbraio 2147.

Typing code in html

When I need to write a code in this blog in html, it's often a pain because the characters "&", ">" and "<" in the code are recognized as html commands. Command sed can help, substituting those characters with their html standards:

sed -e 's/\&/\&#38;/g' -e 's/</\&#60;/g' -e 's/>/\&gt;/g' < OriginalScript.sh > New.sh.html

Than just add around the script the fields <code> </code> and <pre> </pre>

Blast results made easier

#! /bin/bash

#version 0.0...1 !! ..not elegant but works..

#   Blast results made easier.
#   This script extracts the information contained in the .htm page output
#   of Blast (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/blast), writing a simpler table
#   in html format, that you can for example load on a spreadsheet
#   (openoffice or excel - if you really want it).
#
#   Usage :
#                ./blast2table INPUT OUTPUT
#   where:
#       INPUT = input file,
#           that must be the .htm saved blast webpage with the results
#       OUTPUT = output file where the table will be saved, in html format.
#           It will have automatically the .html extension
#
#
# Note if this is the FIRST TIME time you use this !
# you need to convert this file into an executable file before running it,
# So the first thing to do is to type:
#
# chmod u+x blast2table.sh
#
# --------------------------------------------------------------------------
# 1001miglia.blogspot.com
# ![[use modify distribute cite]]!



# numero di righe dove compare Accession
grep -n Accession $1 | cut -d: -f1 > grep.1

# numero di samples nella pagina html
ntot=$(grep -n Query= $1 | awk 'END {print NR}')

# nomi dei samples, campo dopo Query= , scritto in file grep.2
awk '/Query=/{print $2}' $1 > grep.2

# trova il campo relativo a Length= e lo manda al file grep.3
grep -A1 Query= $1 | grep Length= | cut -d= -f2 > grep.3

# righe (+2) dove finiscono i titoli di ogni sample (Links), al file grep.4
grep -n Links $1  | cut -d: -f1 > grep.4

# crea il file aaa.tmp.1 e inserisce la prima linea per la tabella html
echo \<table\> > aaa.tmp.1

# riga della prima ripetizione di Accession nel file html :
n1=$(awk 'NR==1' grep.1)

# riga prima ripetizione Links
n1a=$(awk 'NR==1' grep.4)

# taglia via il file html prima della riga n1 e dopo n1a, mette in aaa.tmp.1.
# ci sono i titoli da Accession a Links piu' quelli aggiunti da me Query Length
awk 'NR>='$n1' && (NR<='$n1a'+2)' $1 >> aaa.tmp.1
sed 's/<table>/& <th>Query<\/th><th>Length<\/th>/' <aaa.tmp.1 > aaa.tmp.1a
mv aaa.tmp.1a aaa.tmp.1

# file originale tagliato dopo i primi titoli :
#awk 'NR>'$n1a'' $1 > aaa.tmp.2

  for i in $(seq 1 $ntot)
  do

      #num riga con i-esima ripetizione di Links
      n6=$(awk 'NR=='$i'' grep.4)

      # taglia via dal file html prima di n6
      awk 'NR>'$n6'+2' $1 > aaa.tmp.2

      # num di linea aaa.tmp.2 finisce la prima tabella da cui prendere valori :
      n2=$(grep -n -m1 \</table\>\</div\> aaa.tmp.2 | cut -d: -f1)

      # taglia via aaa.tmp.2 dopo la riga n2
      awk 'NR<'$n2'' aaa.tmp.2 > aaa.tmp.3

      # nome del sample i-esimo:
      n3=$(awk 'NR=='$i'' grep.2)

      echo "Found sample number "$i" , named "$n3

      # length del sample i-esimo :
      n4=$(awk 'NR=='$i'' grep.3)

      # agiunge le righe di query e length :
      sed 's/<td class="l">/<td>'$n3'<\/td><td>'$n4'<\/td>&/' <aaa.tmp.3 >> aaa.tmp.1

  done

# finisce la tabella html
echo \</table\> >> aaa.tmp.1

# output file :
mv aaa.tmp.1 $2.html

rm aaa* grep*

Italia 5 - Spagna 1

I morti ammazzati dalla mafia, secondo wikipedia, sono piu' di 5000, anche se il numero non penso sia ufficiale. Ma se si aggiungono le vittime della camorra e quelle della 'ndrangheta, di certo il conto e' di parecchie migliaia, sicuro di piu' di 5 mila.

I morti uccisi da ETA in Spagna, secondo questo sito sono quasi mille.

Ora dico qualcosa di certamente non quantificabile, e quindi suscettibile di tutte le critiche del mondo, ma la mia sensazione e' che la stanchezza, il disgusto, il rigetto per queste morti nella societa' spagnola di oggi sia enormemente piu' forte di quello che c'e' in Italia verso la mafia. Anche considerando il distacco tra i morti ammazzati. Gli spagnoli parlano di ETA mediamente come di una banda di bastardi assassini a cui augurano tutto il peggio la giustizia civile e la vendetta personale possa riversargli addosso. Basta vedere i commenti agli articoli su ElPais dopo un loro assassinio, o dopo la cattura di qualche loro membro, in cui i lettori mostrano il loro disgusto, a volte anche andando al di la del segno. Ho conosciuto parecchi spagnoli, anche dai Paesi Baschi, e tutti parlano di ETA come di un cancro della loro societa'. Anche i Baschi che credono in una loro legittima richiesta di autonomia. La violenza di ETA l'ha separata, questa e' la mia sensazione, dalla gente ormai in maniera netta. Possono andare avanti solo con la paura che disseminano, ma la cosa non li portera' lontano, non puo' durare a lungo. Mi sbilancio e dico che tra poco ETA scomparira'.

Io sto imparando, e il popolo italiano dovrebbe farlo globalmente, dagli spagnoli cose che non sono ne' di destra ne' di sinistra: primo, almeno, il disgusto per la violenza omicida contro gli innocenti. E quanti innocenti ha ucciso la mafia. Secondo, da quel disgusto andare giu' alle radici di quel sistema di vita fatto poi buisness sanguinario: il nostro essere inclini alle piccole e grandi illegalita' quotidiane, a tutte le dinamiche dell'arricchimento personale immediato a discapito di altri. Questo modo di ragionare e vivere, una volta elevato a sistema, porta pochissimi a guadagnarci per poco tempo, e tutti a perderci alla fine. Questa e' la mentalita' dove poi il sistema mafia attecchisce. Bisogna cambiare la composizione del terreno per uccidere la pianta infestante.