[...] I rom e altri immigrati sembrano oggi la minaccia maggiore alla nostra sicurezza. «Cieca bugia, distrazione di massa dalla realtà complessiva », ha scritto Mariapia Bonanate sul Nostro Tempo. Credo che i commercianti e gli industriali taglieggiati dalla camorra o dalla mafia scambierebbero volentieri il danno, l'intimidazione — non di rado la morte — che sono costretti a subire con i fastidi di chi abita non lontano da un campo di nomadi. Come ha scritto Riccardo Chiaberge su Il Sole 24 Ore, non si sono viste squadre di cittadini indignati scagliarsi contro quartieri della camorra e non ho sentito parlare di ronde pronte a proteggere gli esercenti dai malavitosi che vengono a riscuotere il pizzo. Certo, è più rischioso affrontare i guappi che i vu cumprà e qualcuno ci rimetterebbe la pelle, ma ciò non dovrebbe scoraggiare chi vanta i propri attributi virili e trecentomila fucili. La mafia e oggi ancor più la camorra — grazie al possente libro di Roberto Saviano — sono certo intensamente presenti all'opinione pubblica: libri, film, articoli, servizi televisivi, dibattiti. Ma non scuotono veramente l'opinione pubblica; non destano — diversamente dagli extracomunitari — alcun furore, alcuna paura nei cittadini. Sono quasi letteratura, una tragedia esorcizzata dalla sua rappresentazione, dopo la quale si va tranquillamente a casa — tranne chi è minacciato o colpito dalla morte. Come quel mio conoscente, siamo più vigili dinanzi a una tosse fastidiosa che ad un cancro. Il cancro si avverte meno, forse perché ha già occupato gran parte del corpo, si è infiltrato negli organi e nei sensi che sta distruggendo, sicché, almeno sino ad un certo momento del suo lavorìo, è difficile percepirlo, così come non si vede il proprio sguardo. Un impero del crimine i cui profitti sono quelli di una potenza economica mondiale e le cui vittime sono numerose come quelle di una guerra è un cancro infiltrante, che si immedesima con una parte sempre più grande della realtà. È giusto, è doveroso curare severamente scippi, furti, aggressioni, molestie, ogni illegalità anche piccola, ma sapendo quale sia la nostra vera malattia mortale.
May 27, 2008
La nostra vera malattia
[...] I rom e altri immigrati sembrano oggi la minaccia maggiore alla nostra sicurezza. «Cieca bugia, distrazione di massa dalla realtà complessiva », ha scritto Mariapia Bonanate sul Nostro Tempo. Credo che i commercianti e gli industriali taglieggiati dalla camorra o dalla mafia scambierebbero volentieri il danno, l'intimidazione — non di rado la morte — che sono costretti a subire con i fastidi di chi abita non lontano da un campo di nomadi. Come ha scritto Riccardo Chiaberge su Il Sole 24 Ore, non si sono viste squadre di cittadini indignati scagliarsi contro quartieri della camorra e non ho sentito parlare di ronde pronte a proteggere gli esercenti dai malavitosi che vengono a riscuotere il pizzo. Certo, è più rischioso affrontare i guappi che i vu cumprà e qualcuno ci rimetterebbe la pelle, ma ciò non dovrebbe scoraggiare chi vanta i propri attributi virili e trecentomila fucili. La mafia e oggi ancor più la camorra — grazie al possente libro di Roberto Saviano — sono certo intensamente presenti all'opinione pubblica: libri, film, articoli, servizi televisivi, dibattiti. Ma non scuotono veramente l'opinione pubblica; non destano — diversamente dagli extracomunitari — alcun furore, alcuna paura nei cittadini. Sono quasi letteratura, una tragedia esorcizzata dalla sua rappresentazione, dopo la quale si va tranquillamente a casa — tranne chi è minacciato o colpito dalla morte. Come quel mio conoscente, siamo più vigili dinanzi a una tosse fastidiosa che ad un cancro. Il cancro si avverte meno, forse perché ha già occupato gran parte del corpo, si è infiltrato negli organi e nei sensi che sta distruggendo, sicché, almeno sino ad un certo momento del suo lavorìo, è difficile percepirlo, così come non si vede il proprio sguardo. Un impero del crimine i cui profitti sono quelli di una potenza economica mondiale e le cui vittime sono numerose come quelle di una guerra è un cancro infiltrante, che si immedesima con una parte sempre più grande della realtà. È giusto, è doveroso curare severamente scippi, furti, aggressioni, molestie, ogni illegalità anche piccola, ma sapendo quale sia la nostra vera malattia mortale.
May 19, 2008
Elezioni e pensieri sparsi
I difetti piu' simili ai tuoi sono i piu' odiosi. Questo e' tutto quello che sono riuscito a coagulare dopo un po' di tempo in cui il mio cervello ha girato e rigirato attorno agli ultimi fatti politici del nostro povero paese, e poi un po' piu' in generale a cosa c'e' che non mi piace del posto in cui non vivo piu' da un po' ormai, ma da cui non riesco a staccarmi definitivamente (e non lo faro' a breve). L'italianita' e' qualcosa che io, come credo tutti gli italiani, riconosciamo da lontano. Difficile definirla, ma facile riconoscerla. Chissa' se ci riesco a dirne qualcosa di non troppo banale. Il fatto e' che il prodotto di tale cultura piena di difetti e atrocita' ora e' fatto esempio e, tra l'altro, primo ministro. Almeno cosi' e' come la vedo io, e come la vedono le persone che mi piacciono in giro per il mondo. Quei difetti sono nel mio dna, li vedo la mattina allo specchio, e vederli al telegiornale in diretta da Montecitorio mi provoca un senso tra l'orticaria e la psoriasi. Al confronto vedere Bush che parla di armi di distruzione di massa quasi mi da' sollievo. Penso: viene dal Texas, cos'altro puo' avere in testa? Ma a vedere Calderoli non posso che pensare: 'zzo, viene da pochi Km da dove sono nato e vissuto! Come posso salvarmi?
La nostra cultura italiota, non dimentichiamolo, e' la principale esportatrice di mafia. Forse ormai i vari Jonny e AlCapone sono stati soppiantati da russi e cinesi, ma questo non toglie il nostro primissimo ruolo nell'invenzione e divulgazione di quel modo di vivere e concepire la societa'. Quindi il discorso e' globalmente importante, perche' tocca una vera e propria malattia del nostro pianeta, di cui noi italiani abbiamo grandissima responsabilita'. Non ho le conoscenze per andare a vedere le radici storiche della mafia; mi limito solo a vedere quello che c'e' oggi, qualcosa comune a tutti noi italiani, paragonandolo a quello che vedo fuori in persone che non sono cresciute in quell'ambiente.
Inutile pensare qualcosa come "ogni paese e' imperfetto": e' un concetto tanto vero quanto inutile. Fermarsi e non analizzare e risolvere problemi solo perche' altri ne esistono o verranno fuori, e' contrario al progresso, che dovrebbe essere definito non solo in economia come l'idolo "crescita" che ovunque si venera, ma anche in altri ambiti piu', direi, umanistici. Quindi.
Cosa abbiamo noi italiani che ci rende tanto pizza mandolino e mafia? Perche' io odio, quando lo riconosco, e lo riconosco ormai in un millisecondo, un italiano che, semplificando, potrei definire come il leghista medio? Quali valori o disvalori porta con se' il leghista medio che mi stanno tanto in odio? Cosa c'e' che non va in 'sto povero paese? E' proprio vero che c'e' qualcosa che non va?
Bhe', al'ultima domanda la risposta e' un sonoro si, indubbiamente. Probabilmente anche il leghista di cui sopra sarebbe d'accordo, certo non sulle cause, con me. Quello che so e' che il problema e' giu' alla radice, e su' appollaiata su di un ramo c'e' la mafia, e su un altro appresso c'e' il risultato di queste elezioni. Cosa c'e' giu' alle radici, chissa' se riesco a trovarlo.
C'e' sicuramente una scala di valori sballati e sbagliati, almeno rispetto a quelli che io penso siano quelli piu' giusti, e come me molti milioni di abitanti di altri paesi piu' evoluti del nostro. Ecco si, penso che ci sia di mezzo l'evoluzione, e l'evoluzione della civilta', che dovrebbe seguire a ruota. Noi siamo indietro rispetto ad altri, questo e' quello che viene dalla mia esperienza. E' solo un dato di fatto che constato tristemente. La nostra gloriosa storia antica e risorgimentale ha rallentato la sua spinta, lasciando un paese che culturalmente e' ormai arretrato. Basta vedere come parlano di noi altri paesi vicini e lontani.
Certo e' avanti rispetto ad altri, per esempio i neri sud africani (proprio li, si, dove c'erano i bianchi cattivissimi e schiavisti) che ammazzano a decine i neri immigrati dal vicino Zimbawe infestato dalla dittatura, certo non brillano per altezza di civilta'. Ma da noi cosa sta succedendo nei campi Rom di provincia? L'anima sporca di quei moti di popolo contro popolo non e' molto simile? Il debole della scala sociale che viene elevato a capro espiatorio, usando come motivi quelli della sicurezza che fa leva sulla pancia. Il problema non sono i Rom in Italia, siamo tutti con la vista appannata. La legalita' e' il problema, e la legalita' non vede razze, religioni, colore della pelle. La legge, diavolo, deve essere uguale per tutti. Dall'alto della scala fino all'ultimo gradino. E la pena, certa. Per tutti, e sopratutto, direi, per quelli che stanno in alto, vicino alle leve del potere e che tanto influenzano la cultura, non solo per quelli che cercano di rubare i bambini.
I valori sballati, mi viene da dire cosi' di getto, sono quelli che mettono l'individuo al posto della collettivita'. Cioe' individualismo. Ma sbaglio: i paesi anglosassoni sono basati sull'individualismo, e io li considero piu' civilizzati del nostro. Si, anche con l'Iraq invaso come sta oggi. In qualche maniera sto parlando della gente e del popolo bue, non delle decisioni del governo che poi loro eleggono. Quello e' un livello piu' in alto, senza dubbio interessante, ma c'e' un salto netto, anche se legami strettissimi, tra la politica del ceto politico e la vita e cultura della gente. Ricordiamoci che alla prima elezione Bush perse numericamente le elezioni (di un milione di voti), ma le vinse grazie al parente in Florida e a un sistema di voto che non e' poi tanto democratico. Comunque sia. Che dopo Aznar venne Zapatero. La riuscita di una singola elezione in democrazia e' solo in parte specchio della societa', ci sono altri fattori che sporcano nell'immediato la relazione popolo-governo (sistemi di voto, parenti in Florida, bombe dell'Eta, ah no, di Alquaeda, fatti di cronaca etc).
Quindi non individualismo italiano, ma puro e semplice egoismo cieco, ecco cos'e'. Il singolo e' tanto nella merda, mediamente, che se ne sbatte delle ripercussioni delle sue azioni su quelli che gli stanno intorno. Ovviamente l'italiano cosi' non si rende conto che crea un circolo vizioso che aumenta la merda in cui si trova, solo in tempi piu' lunghi, dopo aver gioito dell'immediatezza dello sgamo che e' riuscito a mettere in pratica. Quanti esempi possiamo tutti noi tirare fuori, decine al giorno quasi. Saltare le code, fregare l'assicurazione, non pagare le tasse, superare la fila nella corsia di emergenza, passare col rosso, non rispettare mai i limiti di velocita', cercare l'amico dell'amico per risolvere un problema, quindi le raccomandazioni, e poco piu' in alto la corruzione e la concussione, e quindi l'appartenere a classi con potere, piu' o meno legittimo, per adoperarlo a proprio vantaggio, segue il raket, quindi essere il potente di turno, a cui la gente si riferisce come al santo, diventare finalmente l'amico dell'amico che sta al ministero, il cugino dell'amica chirurgo, la zia che lavora alle poste, come faccio a velocizzare la procedura? ma tu non conosci nessuno? Legarsi al clan locale fin da bambino per conoscere le persone giuste e prendere peso nella societa'.
Se cerchi l'amico dell'amico per risolvere il problema, allora e' ovvio che poi tutti, a partire dai piccoli, vogliono diventare quell'amico dell'amico. Se cerchi l'amico dell'amico, lui prende peso, potere, diventa un valore. Mentre e' lui il problema che ti relega nella merda in cui ti trovi. E' lui il solo a guadagnarci a lungo termine. Lo sgamo italiano si auto alimenta, nella merda si sta e per uscirne anche solo un minuto si e' pronti ad aggiungerne un pelo di piu' a tutti quelli che stanno intorno. Il fatto e' che facendolo tutti, solo gli amici degli amici riescono a tirare su la testa dal liquame e respirare un po', finche' qualcuno non li fa fuori, perche' quelli sono posti ambitissimi. E tutti gli altri giu', a cercare di respirare un minuto al mese.
Insomma, dal saltare una fila alla bomba di Capaci c'e' un filo conduttore che porta, dal basso verso l'alto, la linfa vitale a un virus che intacca l'essere umano come essere sociale. Soluzioni? Potremmo dire tutti allo stesso momento qualcosa come: ok, pronti? basta!. Perche' se smettiamo tutti allo stesso momento allora e' fatta. Mentre se uno alla volta cerchiamo di cambiare il sistema, allora semplicemente avremo, uno alla volta, begli esempi da raccontare, piccoli grandi santi o eroi che si sono immolati per lo Stato. E qualcuno, piu' o meno velatamente, pensera' "che fessi".
Quindi problema di difficile soluzione, quello di cambiare una dinamica globale dal basso. La singola pecora ha vita molto piu' facile a seguire la mandria, piuttosto che con le sue sole forze e carisma a convincere tutto il circondario. Bhe, Gandi c'e' riuscito pero'. Falcone e Borsellino non ancora. E' che in India all'epoca erano in un miliardo a essere stufi di essere sottomessi. In Italia ancora non c'e' la massa critica, e le elezioni lo dimostrano col loro risultato che per questo diventa tanto disarmante visto da questo mio punto di vista. Non voti Berlusconi se hai a cuore il cambiamento morale del tuo paese. Lo voti per altre ragioni, forse anche in parte comprensibili, come credo di aver capito leggendo blog di persone che politicamente stanno dall'altra parte. Ma non certo lo voti per qualcosa di altisonante come la cultura, la civilta', l'esempio morale. Non ti interessa avere le subrette al governo, meglio che un transessuale diranno. Quello che vuoi e' sicurezza, liberalismo, poco Stato e tanta liberta' di impresa, vuoi la meritocrazia, il "farsi da solo" come un valore da promuovere, dinamicita' nella societa' come nelle imprese. Questo per citare i valori dell'altra sponda che considero "comprensibili".
Ovviamente c'e' il leghista medio e becero, che al pari dei neri del Sud Africa di questi giorni, ragiona con la pancia, diciamo per essere gentili. E che porta quei valori alla destra italiana che sono semplicemente da condannare e censurare. Tutto il razzismo, la xenofobia e la violenza di cui noi italiani mediamente siamo ben forniti, pur non ammettendolo mai ("io non sono razzista ma i Rom.."), prendono il volo grazie ai fucili di Bossi, le sparate anti mussulmane di Calderoli e la loro secessione che nessuno prendeva sul serio, e che speriamo ancora rimangano come uno spauracchio senza seguito. Speriamo.
Pero' il lato comprensibile della destra italiana, quello si che deve essere analizzato a sinistra. Chi l'ha detto che la sicurezza, io direi meglio legalita', sia valore di destra? perche' la destra incarna piu' che la sinistra i valori di meritocrazia? Siamo sicuri che il puro "farsi da solo" sia da condannare? Non bisogna qui pensare a Berlusconi, dal quale il detto viene, ma al concetto pulito e mondato dal "farsi da solo chiedendo aiuto all'amico dell'amico, per poi ovviamente restituirgli il favore". Lo spirito d'impresa del singolo che prende rischi e ce la fa a mettere su qualcosa che poi e' utile a lui e alla societa', e' encomiabile, non ha nulla di sbagliato. O no? In un blog di destra ho letto qualcosa del tipo: "la sinistra pensa che il fare soldi sia intrinsecamente immorale". E forse il tipo aveva ragione. E forse il motivo per cui questa sensazione e' condivisa a sinistra e' che fare soldi nel nostro paese e' legato immediatamente all'illegalita'. Deve non essere cosi'. Diamine, le due cose sono ben separate, per esempio da questa parte dell'oceano, nei maledetti e benedetti States.
Credo che al di la di personali antipatie, molti elettori di destra avrebbero votato a sinistra se questa avesse abbracciato alcuni valori, che valori sono, di cui ingiustamente la destra si fa portatrice unica. Per prima cosa la parola e il concetto di sicurezza dovrebbe essere trasformato in legalita' e moralita'. La questione morale di antica memoria e' cara a moltissimi cittadini che vogliono la scomparsa delle varie caste. Moralita' e legalita' a tutti i livelli, che porta in prigione il rom ladro, l'italiano nazista, il casseur anarchico, il politico corrotto, e licenzia l'impiegato comunale assenteista. Non si puo' far derivare la sinistra verso l'idea di essere lassista, cosa che e' successa. Grave errore il lassismo verso la legalita'. Ovvio che pero' questo significa anche e soprattutto rispetto dei limiti di velocita', delle code, la scomparsa dell'amico dell'amico, la zia in posta che ti dice:"mi spiace ma non posso farti passare avanti", il professore che ti dice: "anche se hai lavorato qui 5 anni devi passare il concorso lo stesso come tutti i candidati e la copia dell'esame non te la posso dare che mi licenzierebbero", il ministro che ti dice: "mi spiace la casa non te la possiamo condonare".
E poi la valorizzazione dello spirito di impresa personale ci deve essere, una volta modellata questa valorizzazione comunque al fatto che l'opera che puo' e deve arricchire chi l'ha intrapresa (altrimenti non la intraprende) deve essere diretta al bene comune, creando dei posti di lavoro, e pagando le giuste tasse. Ma sei un giovane imprenditore con delle buone idee? porte aperte e incentivi di ogni tipo. Burocrazia al mimino, acceleratore al massimo. Questa non e' e non deve essere un'idea di destra. Una volta sistemato, pero' non dimenticarti che le porte ti sono state aperte e ti si e' aiutato al fine del bene comune, quindi paga le tasse fino all'ultimo centesimo. Sono troppe? Forse hai ragione, vediamo che fare. Se le paghiamo tutti scendono. E soprattutto sta attento che i tuoi lavoratori indossino il caschetto lassu' sui pontili. Altrimenti guai. E questo si che e' di sinistra. Ma comunque quello che hai fatto e' e sara' esempio per altri, un valore comune.
Non sto parlando per conoscenza specifica dei vari programmi elettorali etc, ma solo per senso delle cose come arrivano a me. Probabilmente vale solo per il mio limitatissimo sguardo. La sinistra insomma secondo me incarna, perche' ce l'ha nelle sue origini, un modo di vedere le cose molto piu' largamente condivisibile che la destra e i suoi valori. Deve, la sinistra, non farsi rubare spazio tra i valori cari ai cittadini. Deve prendere quelle richieste e togliere lo strato da "decisioni di pancia" che invece la destra cavalca e anzi spesso amplifica pericolosamente. Razionalizzare e trasformare quelle spinte del popolo bue che portano poi la destra a rappresentare una societa' regredita, immorale e violenta. La sicurezza che diventa legalita', il liberalismo che diventa impresa personale per la crescita comune. E quindi una sana meritocrazia. E meccanismi che premino la produttivita' e castighino il fancazzismo, specialmente dove la comunita' e' il datore di lavoro e l'assenteista si annida, alle poste come in parlamento ovviamente.
Ma non ci dobbiamo dimenticare che una tale rivoluzione di valori, rispetto a quelli che oggi sono sbandierati e che portano nani e ballerine in parlamento, non ci lascia incolumi, a noi che formiamo e siamo il popolo bue. La zia alle poste e' molto utile in fin dei conti. Mi ricordero' sempre e cerchero' mai di dimenticare quel ragazzo francese che ho conosciuto, disoccupato e anche parecchio fancazzista ma simpatico, a cui chiesi perche' non prendesse il sussidio di disoccupazione (eh si, saranno pure francesi, ma qualche passetto avanti a noi lo sono). Mi disse: "Non ne ho bisogno, i miei genitori mi possono aiutare senza troppi problemi". Rimasi a bocca aperta a emanare italianita', pensando a qualche nostro miliardario (esempio vero e conosciuto direttamente) iscritto alle liste di collocamento, con i suoi beni distribuiti a prestanome vari, per non pagare le tasse. Lui gira in Porche.
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