September 10, 2007

Perche' Linux

Sono passato da window$ a Linux da un paio d'anni, come spesso capita grazie a un collega-amico (Doc) che mi ha preso per mano per le manovre iniziali. Ci sono parecchi aspetti per cui preferisco, e come me molti altri, avere questo sistema operativo (OS) nei miei computer. Usare Linux, per me, e' una scelta politica. Tutto in fondo e' politica, anche i gesti fatti con abitudine e poca consapevolezza. Ma alcuni gesti sono piu' consapevoli di altri e prendono piu' valore. Usare tutti i giorni questo strumento che e' frutto di un lavoro immane di una grande comunita' di persone che ha chiara una filosofia di condivisione, e quindi farne parte, e' davvero una bella esperienza. Una condivisione, contrariamente alla chiusura del mercato liberalista inumano, che non ha nulla del buonismo che forse si puo' immaginare, perche' e' chiaro l'aspetto del guadagno reciproco. La dinamica e' che condividendo e partecipando in tanti, tutti ci guadagnano. Certo alla base ci sono progammatori con tanta voglia e tempo libero, ma anche il singolo utente puo' fare la sua parte, e contrastare quindi il monopolio sconvolgente a cui le grandi case ci sottopongono, frenando quest'onda che e' l'open source. Ci sono tanti aspetti in Linux che riflettono un modo di pensare a me consono al di fuori dell'informatica, che alla fine e' sempre e solo uno strumento per fare altro. In ordine sparso:

Aprire e vedere che c'e' dentro
- mi piace aprire le cose e capire cosa c'e' dentro. Con l'open source questo in principio e' possibile. Molto difficile, almeno per qualcuno come me che e' alle prime armi, ma solo il fatto di potere rende il tutto piu' bello.

Tanti problemi quante soluzioni
- legato al punto sopra c'e' che, pur essendoci sempre problemi con linux, quando questi arrivano si sa che si puo' guarirli. Con window$ questo non e' possibile, e non e' che problemi non ce ne siano in window$, solo che l'unica possibilita' e' il reboot e la speranza. Con linux la soluzione e' l'informarsi, il ragionamento e il lavoro. Molto meglio. Ultimamente che i problemi diminuiscono, quasi mi dispiace.

La comunita' open source
- la comunita' della gente che ci lavora da il suo lavoro gratis perche' ne riceve tale da altri. E' lo stesso concetto di progetti distribuiti come Wikipedia, nell'ambito piu' ristretto della progammazione. Oltre una massa critica, l'apporto di persone diverse diventa serio e mastodontico. Gli errori (i bug per gli OS o i vandalismi per i Wiki) vengono al pettine immediatamente e corretti. Forse esagero, ma scrivere un codice e tenerlo segreto, divulgando magari a pagamento solo il file binario, non paga piu', o smettera' di farlo a breve. E' ancora valido per grandissime compagnie che al loro interno riescono a pagare una massa critica di progammatori (che emulano quello che succede qui fuori), certo, ma linux e' la dimostrazione che se ne puo' fare a meno. Dipendera' dal numero globale di progammatori nel mondo, se questo crescera' allora l'open source non potra' altro che crescere, perche' ogni progammatore e' anche consumatore. Certo per i Wiki e' piu' facile perche' di esperti in ogni campo ne esistono molti di piu che esperti solo in progammazione, ma il concetto e' identico. Il fenomeno dell'open source lo vedo assimilabile ai fenomeni emergenti, cioe' prodotti di sistemi molto complessi in cui molte piccole parti partecipano (progammatori e users) e pur non esistendo un vero e proprio centro organizzatore da cui tutto parte (un centro nelle distribuzioni linux esiste ma mi sembra che colletti informazione e la ridistribuisca, invece che crearla e spedirla alla periferia), il risultato e' stupefacente.

Un computer distribuito
- date le premesse sopra, il computer con linux sara' sempre aggiornato con le ultime modifiche, che migliorano il tutto (sicurezza, accesso, bugs...). Il singolo PC si scioglie nella rete e diventa un utensile personale (e sicuro) ma connesso con la macchina distribuita che cresce e migliora ogni minuto. Questo sciogliersi del PC singolo e' respirabile quando si usano strumenti come aptitude, che mantiene aggiornato il PC e permette di scaricare migliaia di pacchetti (programmi) che sono stati giudicati idonei e funzionano e si integrano bene nel sistema (Debian) in una maniera strabiliante, oppure ssh, che permette di collegarsi in modo sicuro (cryptato) a computers dall'altra parte dell'oceano (previo consenso dell'amministratore), e usarli come il proprio che si ha di fronte, usare il loro processore per velocizzare calcoli, o per avere una base in quel paese. Questo per esempio personalmente lo faccio spesso per trovare articoli a riviste a cui non siamo abbonati qui.

No virus for linux
- non esistono virus per linux, e in generale il livello di sicurezza e' molto piu' alto rispetto agli OS chiusi e proprietari, e come tutto il resto, e' regolabile alle proprie esigenze. Una grande differenza sono i permessi che ogni singolo file possiede. Windows per esempio non ha questa proprieta', cioe' il proprietario di un file non puo' settare chi puo' aprire, chi puo' eseguire e chi puo' cambiare il file come si puo' fare in Linux. Questo rende il computer sicuro da attacchi esterni, perche' l'unico modo (almeno in prima approssimazione) di fare infiltare un proprio file ed eseguirlo e' quello di rubare la password dell'utente. Anche se succedesse, comunque, i files esecutabili del singolo utente non possono danneggiare il sistema centrale, solo root puo' (l'amministratore). Quindi senza la password di root, un virus e' non troppo dannoso per il sistema.

Linux e' gratis, ma ci si puo' guadagnare.
- legato al discorso dell'open source, c'e' il fatto che linux e' assolutamente gratis, almeno nelle maggiori distribuzioni (es. Debian). Il principio per fare soldi con Linux, cosa assolutamente possibile ed auspicabile perche' e' un tipo di mercato nuovo mi pare e piu' degno, e' quello di vendere la propria competenza per sviluppare nuove risorse che poi verranno divulgate con licenza libera (la licenza GNU GPL GeneralPubblicLicence)). Un esempio: un'industria vuole un buon stabile OS, quindi chiama qualche buon progammatore linux e lo paga per settare al meglio tutti gli aspetti importanti del sistema gia' esistente ma non necessariamente sufficientemente customizzato. Se sviluppano poi qualcosa di nuovo (chesso', un nuovo modo per organizzare la posta elettronica), e ci tengono all'open source, questo puo' venire divulgato liberamente (senza copyright restrittivi), in modo poi da usufruire del feedback che tutti gli utenti qui fuori interessati al loro nuovo prodotto potranno dare, con un generale miglioramento del tutto. Insomma, l'open source visto da quest'ottica e' una dinamica di "tutti vincenti".

Danni del software chiuso monopolistico
- il software proprietario crea dipendenza, peggio del tabacco, e forse non e' del tutto esagerato. Certo a livello personale puo' non essere tanto pericoloso, o non parerlo. Ognuno ha la sua copia piratata di window$, nessuno l'ha mai pagata. Primo, rubare (perche' la legge e' chiara a proposito) non e' bene. Secondo, se ce lo permettono ci sara' un motivo. Il motivo e' lo stesso per cui (se potessero) ditribuirebbero sigarette davanti all'asilo, crea dipendenza. E questa dipendenza si riflette non tanto sull'acquisto di software a livello personale, perche' tutti lo rubano, diciamoci la verita', ma a livello piu' alto, per le imprese (piccole, medie e grandi), per le universita', per gli stati sovrani e le loro burocrazie. Queste entita' non possono permettersi di rubare il software (a loro non la fanno passare liscia), e possiedono miliardi di computer nel mondo e utenti di media bassa preparazione. Quindi la scelta a prima vista piu' economica e' quella del OS piu' diffuso nelle case, window$. Solo che se uno stato intero scrive tutte le sue carte in word, e microsoft decide che nella prossima generazione di pc il word anziano non funziona piu', lo stato (coi soldi dei suoi cittadini) e' costretto a seguire la fabbrica di fumo e pagare per la nuova versione, per non rimanere indietro "all'informatica che avanza velocissimo". E cosi' per migliaia di esempi. Dobbiamo protestare con tutte le nostre forze se in comune o all'anagrafe vediamo lavorare su window$. E' insicuro, i nostri dati possono essere rubati, costa, e sono soldi dei contribuenti, e rende schiavi dei capricci della casa madre, unica nel mercato, padrona del piu' impressionante monopolio globale mai esistito. E' un vero monopolio, e dove c'e' monopolio privato c'e' ingiustizia. E per le imprese sopratutto piccole e' spiacevole la situazione, perche' le licenze si fanno sentire nel budget a fine anno. Se il seme dell'open source germogliera', i frutti saranno amari solo per i monopolisti, che potranno finalmente godersi la pensione su un'isola caraibica per varie generazioni. Bisogna vedere con grande favore quando uno stato intero, vedi il Brasile, abbandona il monopolio di microsoft per passare all'open source. Non per nulla il programma di Negroponte che vuole un laptop per ragazzino nei paesi poveri, con installato Linux, vede contrario il magnanimo Bill Gates. Toglierebbe un mercato fresco e disponibile nel vicino futuro, tante teste da riempire con abitudini nuove, buone per imparare dov'e' il tasto per salvare il file in word. Nei paesi poveri non una copia di un software monopolistico deve poter entrare, peggio di un antico colonizzatore armato li manterrebbe in schiavitu' moderna anche per il prossimo round. Ma la soluzione esiste per fortuna.

Chi aiuta il dittatore
- a proposito della dipendenza instaurata dai monopolisti, c'e' da riconoscere poi l'aiuto loro dato da tutti quei satelliti che costruiscono soprattutto hardware attorno a window$. Macchine fotografiche, hard disks, lettori di musica, ma anche telecamere specialistiche (come le CCD) da decine di migliaia di dollari, strumenti scientifici di tutti i generi (dagli analizzatori di DNA agli spettrometri di massa, all'avvitatore di bulloni automatico). Tutta una schiera infinita di industrie che, non volendo approcciare l'open source, creano i loro driver per far funzionare i loro costosissimi strumenti, solo per window$ (e se si e' fortunati anche per Mac). Basta vedere in un negozio di elettronica le scatole delle varie chiavi USB o dvd recorders vari. Linux MAI e' nominato come compatibile. E in verita' lo sarebbe di sicuro. Molte volte si riesce anche (tramite reverse engineering) a costruire nuovi driver, finalmente aprendo la scatola nera che ci vendono. Insomma, c'e' bene chi rema contro, vendendo scatole nere con pochi bottoni e pochi output, e se qualcosa non funziona, bisogna chiamare il tecnico, perche' non si e' autorizzati ad aprire qualcosa che si possiede. Non e' comprare questo, e' prendere in affitto! Ma allora paghiamo di conseguenza, pero'. Con il software questo principio e' esacerbato: e' molto facile nascondere cosa c'e' dentro un progamma, basta distribuirlo in forma binaria (zeri e uno) e un umano difficilmente capira' cosa c'e' dentro la scatola. Ma allora smettiamo di comprare a suon di dollaroni queste scatole chiuse e diamoci all'open source. Apriamo le scatole!

Informatica veloce?
- Non posso completamente negare il fatto abbastanza evidente che l'informatica con tutti gli annessi e connessi avanzi alla velocita' del suono. Forse e' il prodotto umano che piu' velocemente cambia in questo periodo. Pero' posso negare il fatto che l'utilizzatore medio davvero necessiti di 100 Giga di RAM, TeraByte di disco duro, Pc potentissimi che possono risolvere miliardi di equazioni in pochi nanosecondi. NON ne abbiamo bisogno. Ci sono applicazioni che ne possono trarre vantaggio, anzi una grande rivoluzione qualitativa nella scienza moderna e' stata la nuova possibilita' di aumentare di ordini di grandezza la quantita' di calcolo tramite i processori di oggi. Ma l'utilizzatore medio? Un buon 386 di 15 anni fa forse potrebbe bastargli, invece di comprare l'ultimo modello che porta sulla luna gli astronauti dello shuttle. Questo dell'inseguire l'informatica e' il picco di quei bisogni che ci vengono imposti in uno stato di cose dove il consumismo e il liberalismo diventano predatori di anime. Non per niente stiamo distruggendo, no, consumando, il pianeta. Quindi, linux va ancora una volta in controtendenza. Computer vecchissimi (bhe, non troppo vecchi) possono andare benissimo per un utilizzo casalingo e per fare tutte quelle cose che chi non deve simulare delle equazioni di fluidodinamica dei plasma relativistici in campi magnetici della radice quadrata di due non ha proprio bisogno. PC dalla pattumiera e rinati grazie a linux sono realta', ed il sottoscritto soddisfatto testimone.

Debian, ma libera veramente
- Debian e' la distribuzione di linux che ha fatto suo fino alla sua anima il concetto di software libero. Secondo la mia limitata esperienza, e' la migliore distribuzione in quanto i principi di comunita' e di sorgente libera sono messi nero su bianco nella sua costituzione. Nulla che abbia qualcosa a che fare con diritti privati, copyrigth e chiusure di alcun tipo verso l'open source, potra' entrare nell'universo Debian. E' a seconda di molti la piu' sicura e stabile (una volta settata bene, nulla crasha, nulla si blocca, nulla di pericoloso entra o esce senza permesso), e sicuramente e' la piu' open. Non a caso hanno divorziato addirittura dal famoso Firefox, che pur essendo open source non e' potuto entrare cosi' com'e' in Debian a causa di diritti sul nome. E quindi e' biforcato IceWeasel, versione identica ma purgata di tutto cio' che non era open (cioe' file sorgente non pubblicato e/o presenza di copyright).

1 comment:

Anonymous said...

Ciao

Solo un breve commento sull'aspetto "virus". In tantisimi casi, la collavorazione dell'utente e' richiesta per la propagazione di malware. Non e' che tutto sia virus puro e duro e che l'utente non ha nessuna risponsabilita'. Spesso, si riceve una mail dicendo 'clicca qui e vinci il tuo peso in oro' o ca**ate del genere. Con windows (almeno versioni vecchie), l'utente clicca ed e' perduto. Con certi sistemi, deve salvare lo script in questione, chmod u+x script, e poi eseguirlo. Per il momento, questo costituisce una barriera, poiche l'utente o e' "esperto" e sa che meglio non farlo oppure l'utente non conosce bene tutte queste cose e si ferma li'. Ma prima o poi, penso che si svilupperanno le applicazioni grafiche belline che permetteranno all'utente poco esperto di mettersi nei guai come col suo antico sistema operativo... In nome della facilita' di uso.

Con rispetto al password di root, se e' vero che senza questa si ha meno liberta', veramente penso che uno script che esegue rm -rf ~/* e' un bel problema, pure senza necessitare la password di root...

Tutto sommato, se sono d'accordo che alcuni sistemi sono stati sviluppati con la rete in mente e quindi un minimo di sicurezza, la sicurezza non e' uno stato stationario, senno un'atteggiamento. Per il momenti, la maggioranza degli utenti di sistemi poco diffusi sono un po' esperti oppure hanno un'esperto accanto. Prima o poi, questo cambiera'. E allora...

Regards,

Bla